Giuseppe Sottile

Ma questa Sicilia
è terra d’impunità

Il 23 maggio, con le stucchevoli giaculatorie su rigore e moralità, risale all’altro ieri ma sembra già lontano un secolo. Altro che legalità. Questa è la terra dell’impunità. Dove chi sbaglia o chi spreca non paga mai pegno. Primo esempio. SeeSicily, il programma inventato dal Balilla per alimentare la corrente turistica di Fratelli d’Italia, ha scialacquato una ventina di milioni. Corte dei Conti, procure e Guardia di Finanza hanno mostrato i muscoli ma alla fine non è successo nulla. Altro esempio. Palazzo d’Orleans ha consentito per un anno che l’Orchestra Sinfonica venisse governata da un sovrintendente illegittimo ma il presidente della Regione – stando a una indiscrezione di Repubblica – non solo ha evitato il mea culpa; si prepara addirittura a uno scontro con sindaco di Palermo per imporre il..

Quelli con la faccia
colore del bronzo…

Gli onesti non dimenticheranno mai il sacrificio di Giovanni Falcone e renderanno per sempre onore alla sua memoria e ai suoi insegnamenti. Ma alcune scene viste ieri alla commemorazione del trentaduesimo anniversario della strage di Capaci forse è meglio dimenticarle. C’erano sul palco i più alti dignitari del potere in Sicilia che, con la faccia color del bronzo, hanno tromboneggiato su rigore e moralità. Il ricordo del giudice assassinato dalla mafia – hanno detto – “deve far parte della vita di ogni giorno”, soprattutto “per chi occupa ruoli istituzionali”. Erano gli stessi che da un anno e passa coprono scandali, abusi e arroganze; che chiudono gli occhi davanti alle ruberie e alle malversazioni dei più spregiudicati avventurieri della politica. Certo, non c’è commemorazione senza retorica e non c’è retorica senza..

Le due antimafie
nel giorno di Falcone

Per commemorare Giovanni Falcone basterebbe dire che, dopo trentadue anni di battaglie non sempre facili, lo Stato ha vinto e la mafia ha perso. I boss delle stragi sono tutti morti o murati vivi nelle carceri di massima sicurezza. Il merito non va solo alle forze dell’ordine e alla magistratura che le ha guidate con sapienza. Va anche a quell’antimafia che ha saputo costruire sullo strazio e sull’indignazione un costante impegno per la giustizia e la legalità. Ricordate le lenzuola bianche che scendevano dai balconi in quella crudele stagione di sangue, terrore e sgomento? Quell’antimafia resiste. Malgrado le scempiaggini delle tante anime belle che hanno trasformato un cammino di civiltà in una ossessiva scalata ai palazzi del potere. Spesso in combutta con la peggiore politica o, peggio, con gli uffici..

Un oltraggio a Palermo
e pure a Santa Rosalia

Sarà che gli amministratori palermitani – dal sindaco Lagalla all’ultimo assessore – sono in giro per il mondo a propagandare il festino di Santa Rosalia: da Londra a New York fino al Sol Levante. Sta di fatto che nessuno di questi dignitari si ricorda che la città aspetta da due anni un segnale di buongoverno. Se il sindaco e gli assessori – in una pausa dei loro giri all’estero – avessero gettato ieri uno sguardo sulla via che costeggia il porto, fino al lungomare che sta davanti alla Kalsa, avrebbero capito che Palermo non è più una città ma un grande Ucciardone nel quale è difficile muoversi e dal quale è difficile fuggire. Tutto bloccato dai tir in attesa d’imbarco. Una paralisi ingigantita dai lavori in corso, dalle auto parcheggiate..

“Scrivi Jasmin”
Saluti dai califfati

"Scrivi Giorgia". La premier Meloni ha scelto questa formula per invitare la sua gente a votare, l’8 e il 9 giugno, Fratelli d’Italia. E’ convinta che funzionerà. La via confidential potrebbe anche funzionare per Caterina Chinnici, la capolista di Forza Italia che fa fatica ad avviare un dialogo con gli elettori di Sicilia e Sardegna: lo dimostra il fatto che non partecipa alle manifestazioni di partito, che non tiene comizi, che non cerca il contatto con il territorio. Ma attenzione. “Scrivi Caterina” sarebbe una formula poco adatta: finirebbe per ricordare la sua militanza nel Pd e i berluscones non gradirebbero. “Scrivi Jasmin” sarebbe invece la soluzione vincente: evoca il gelsomino arabo e i voti profumatissimi dei quattro califfi che la riporteranno per la terza volta a Strasburgo: Raffaele Lombardo, Giuseppe..

Ma Lollo non è
solo gaffe e amenità

Ma sì, ridiamoci su. Divertiamoci pure quando s’inventa il complotto degli olandesi, smaniosi di voler affamare l’Europa per rifondare l’Impero; o quando s’incapriccia a declinare in rima baciata la sua ricetta per la pace del mondo: “Quante guerre non ci sarebbero state, di fronte a cene ben organizzate!”. Prendiamolo per quello che è: un ministro dell’Agricoltura con delega al varietà. Però non fermiamoci alle risate e non lasciamoci abbagliare dalle luci della ribalta. Perché Francesco Lollobrigida, il potente cognato di Giorgia Meloni, non è solo gaffe e amenità. Sotto le frivolezze da avanspettacolo c’è la tempra ferrigna del gerarca che ha fondato la corrente turistica di Fratelli d’Italia e che ha dato copertura politica a tutte le scelte malsane del Balilla, il patriota che con SeeSicily ha scialacquato oltre venti..

C’è rendiconto
e rendiconto…

Travolto da una vampata di insolito rigore, Renato Schifani ha diramato una nota con la quale intima ai capi dei dipartimenti di far pervenire entro venerdì prossimo alla Ragioneria i dati per la predisposizione del Rendiconto 2023. Segue l’elenco delle pene previste in caso di inadempienza: potrebbe scattare pure il licenziamento. Un dispaccio da caporale di giornata. Effetto comunque di un cambio di passo. Nella storia della Regione c’è il grande imbroglio sul rendiconto del 2020 – impigliato nella rete della magistratura contabile – del quale Schifani non ha avuto forse sentore. Risale all’epoca in cui l’assessore al Bilancio era Gaetano Armao, l’opaco avvocato d’affari che il governatore, manco a dirlo, ha scelto come sommo consigliere personale, delegandogli poteri da vice presidente (occulto) della Regione. Misteri e miracoli di Palazzo..

Chinnici in trionfo
tra califfi e sultani

Nel principato di Forza Italia – dove il segretario Tajani è impegnato oltremisura per la rielezione al Parlamento europeo di Caterina Chinnici – entra anche il califfato di Bronte, un serbatoio di voti che Giuseppe Castiglione, un veterano del cambio casacca, ha deciso di trasferire dal partito di Calenda a quello di Silvio Berlusconi. I califfi sui quali può contare Tajani diventano, così, quattro: Castiglione, Raffaele Lombardo, Saverio Romano e Totò Cuffaro. Una famiglia numerosa, verrebbe da dire. Senza contare i due sultani che, stando alle previsioni, si contendono il primo posto: Marco Falcone, che pesca soprattutto in Sicilia orientale, ed Edy Tamajo la cui influenza rischia di estendersi da Mondello alla parte occidentale dell’Isola. Per la Chinnici si profila dunque una cavalcata trionfale. Tra voti che, va da sé,..

Sondaggio certifica
il disastro Schifani

Nella classifica del gradimento è precipitato ovviamente all’ultimo posto. Ma non serviva certo il sondaggio del Swg per dirci che Renato Schifani non è un presidente della Regione che riscuote fiducia e simpatia. I siciliani lo sanno da oltre un anno e questo giornaluzzo non smette di denunciare giorno dopo giorno inefficienze, limiti, azzardi e scandali di un governo incapace di fronteggiare qualunque emergenza: dalla sanità alla siccità. Da Palazzo d’Orleans ci si aspettava ben altro. Ad esempio un rilancio della questione morale. Invece in quelle dorate stanze si amministrano quasi esclusivamente favori e privilegi, rancori e incarichi di sottogoverno; mentre nei giardini circostanti pascolano liberamente pagnottisti, mediatori, traffichini e avvocati d’affari. Ci salveremo? Fra tre anni. Forse. Intanto precipitiamo verso il fondo senza mai toccare il fondo.

Lo stomaco forte
delle anime belle

Forza Italia è una matrioska. In vista delle europee il partito di Antonio Tajani si è messo in pancia un altro partito: Noi Moderati. Il quale, a sua volta, ne contiene un altro: la Nuova Dc di Totò Cuffaro. La matrioska ha l’obiettivo di sommare i voti e di conquistare, nella circoscrizione delle Isole, non uno ma due seggi. All’un tempo serve per mascherare e annacquare i furori di Caterina Chinnici, la professionista dell’antimafia, proveniente dal Pd, che Tajani ha voluto come capolista del partito fondato da Berlusconi. Finora il gioco della matrioska ha funzionato. Santa Caterina dei Misteri – che al momento del cambio casacca aveva lanciato un vade retro al reprobo Totò “Vasa vasa” – non ha dato, almeno fino a oggi, segnali di dissenso. Dunque accetterà i..

Gerenza

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