Ma arriveremo al ponte viaggiando su strade o trazzere?

La querelle sullo scippo del miliardo e trecento milioni del Fondo di Sviluppo e Coesione di pertinenza della Regione Sicilia perpetrato dal ministro Salvini per cofinanziare la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina si arricchisce ogni giorno di nuovi particolari. Che sarebbero anche gustosi, se non avvenissero sempre sulle spalle dei cittadini siciliani. Riassumiamo. Il governatore Schifani, con il suo governo ed il supporto del consigliere Armao, aveva inizialmente deciso di supportare la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina con un contributo di 1 miliardo di euro a valere sulla quota di sua pertinenza del Fondo Sviluppo e Coesione. Successivamente cambia idea, almeno parzialmente, destinando la somma a nuovi interventi di forte impatto economico e strategico, tuttavia non meglio precisati. Intervengono a questo punto, d’autorità e senza contraddittorio,..

Via Arenula. Bartolozzi fa terra bruciata attorno a Nordio

E’ caldissimo il clima che il Guardasigilli Carlo Nordio ha ritrovato dentro il suo ministero al rientro da Atlanta (Stati Uniti), dove ha guidato la delegazione italiana alla Conferenza Onu contro la corruzione. Il dicastero di Via Arenula è ormai un focolaio di tensioni sotterranee, generate soprattutto dall’attivismo della vicecapo di gabinetto Giusi Bartolozzi. Come già raccontato su queste pagine, a dispetto della carica di “vice”, Bartolozzi ha accentrato nelle sue mani tutte le decisioni più importanti che competono al ministero, scavalcando ogni principio gerarchico interno. Le incursioni di Bartolozzi nei dipartimenti e negli uffici di diretta collaborazione del ministro sono ormai diventate inaccettabili per molti capi degli uffici. Nessuno, più per rispetto nei confronti di Nordio che per altro, ha voglia di far esplodere scandali. Così, nel silenzio ci..

Vecchio cinema Schlein. All’anti
Atreju giganteggia Gentiloni

Viene malinconia già all’ingresso: un McDonald’s sulla sinistra, un negozio di materassi sulla destra. L’anti Atreju di Elly Schlein ha come titolo “Sociale verde e giusta. L’Europa che vogliamo”. Non allarghiamoci con i desideri. Le sedie vuote sono più numerose del “Cinema Paradiso” chiuso nel 1988. La sala è un teatro capannone, il sette, degli Studios di via Tiburtina 521. Il Teatro due è quello di “Propaganda live”. Il Pd è in pratica ospite di Urbano Cairo. Un fotografo vorrebbe abbracciare la segretaria del Pd perché “ce vole talento”. Il giorno è sbagliato, i mezzi pubblici in sciopero, la stazione vicina è la Tiburtina, che è la seconda stazione di Roma. Si è secondi pure sulla mappa. Il vero evento della sinistra è dall’altra parte della città, al Testaccio, dove..

Le imprese di Giorgia: Atreju
sembra lo sbarco sulla Luna

Meloni è finita sulla Luna. Atreju è Space Giorgia, Elon Musk è l’ospite X, il capogruppo di FdI, Lucio Malan, indossa un gilet come quello di Obi-Wan Kenobi. FdI è in orbita. La kermesse della destra, tre giorni d’incontri, a colpo d’occhio sarà costata quanto venti automobili Tesla. Il pass dei giornalisti è iridato. Brilla, luccica. Un militante lo dice: “Me cojoni”. Il luogo dove si tiene è Castel Sant’Angelo e sembra la navicella del patriota. Il blu estoril è il colore dominante (Giambruno, ti dobbiamo delle scuse). Centocinquanta volontari, la pizza ritorta costa solo 7 euro ed è farcita con spinaci e salsiccia. Per celebrare la premier è stato convocato in anticipo Babbo Natale: “Mi hanno sequestrato. Devo stare fermo. Non mi posso muovere”. All’entrata giganteggia il planisfero che..

Draghi buono, Draghi cattivo. Vieni a cambiare la Meloni

Contrordine: “Non era un attacco a Draghi”, dice Giorgia Meloni nella sua replica a palazzo Madama. Per poi arrampicarsi sullo scatto incriminato come su uno specchio con le mani bagnate, perché “ho sempre apprezzato la sua fermezza sull’Ucraina, ma non si riduce a una foto”. E allora se ne deduce che altri erano i leader in posa, peccato che non se ne trovino tanti su un treno per Kiev con Olaf Scholz e Emmanuel Macron. Insomma, ci siamo capiti. Se la politica fosse quella di una volta, fatta di parole pesate (e mai causali), di smentite artate, di retropensieri tattici, si potrebbe discettare a lungo di questa intemerata su Mario Draghi da parte di Giorgia Meloni e della sua successiva correzione. I retroscenisti sarebbero applicati a decrittare il “segnale”, il..

“Elkann ha distrutto Repubblica”
Intervista a Carlo De Benedetti

“John Elkann è riuscito in quattro anni a distruggere il gruppo editoriale che il principe Carlo Caracciolo, suo prozio, aveva creato in circa quindici anni. Un massacro incomprensibile nei suoi scopi”. Dice così Carlo De Benedetti mentre volta in su il palmo, riunisce a punta le dita, e la sua mano oscilla su e giù a indicare commiserazione, a esprimere il platonico e sprezzante interrogativo: ma come cavolo è possibile? “John ha venduto tutti i quotidiani locali, che andavano bene. Poi ha devastato pure Repubblica, che ancora si aggira tra i quotidiani italiani con la maestà malinconica delle rovine. Mi dispiace moltissimo. È straziante. Addirittura avevano messo ad amministrare i giornali uno che allo stesso tempo si occupava della Juventus. Carta e palloni. Non so se mi spiego. A quel..

La diva Giorgia. Cinque prove
che la Meloni è andreottiana

Giorgia Meloni non ha padre, l’ha ripetuto lei stessa nelle numerose sortite autobiografiche. Il che è interessante per chi guardi alla politica con le lenti della psicologia e della psicanalisi. La premier non sembra, infatti, del resto, possedere neppure padri politici o figure che l’hanno preceduta o ispirata: il fatto che, più spesso di Alcide De Gasperi (peraltro quasi mai citato), si riconosca in personaggi di fiction (Aragorn de Il Signore degli Anelli, Rambo e così via) è piuttosto significativo. Diversa cosa dai padri sono poi i modelli di potere che si intende seguire. Un politico, nel momento in cui accede al potere, diventa infatti un’altra persona, è costretto a indossare una maschera nuova – del resto, la parola stessa “persona” nasce dal greco πρóσωπον, cioè maschera dell’attore. Nella nuova..

I misteri di via d’Amelio. Stasera torna Sottile con Farwest

Nello spazio di cui forse c’era bisogno, Far West, lunedì si tornerà a parlare di una verità necessaria: che fine ha fatto l’agenda rossa di Paolo Borsellino? Cosa si cela dietro la sua morte? La prima ricostruzione di Via d’Amelio, tentata da Salvo Sottile due settimane fa, ha riscontrato l’apprezzamento del grande pubblico, che infatti l’ha premiato con il 4,7% di share e 800 mila spettatori, ma anche di alcuni addetti ai lavori come Aldo Grasso, che sul “Corriere” ha sottolineato il valore della ricerca: “Sottile e i suoi giovani inviati hanno tentato di ricostruire un puzzle complicatissimo, fatto di tradimenti, «corvi», poteri oscuri: tutti intrecciati attorno al dossier «mafia-appalti» e tutti concausa probabile della morte di Falcone e Borsellino (…) È sconvolgente scoprire che Borsellino incontrò segretamente, fuori dalla..

Meloni come Conte: niente Scala ma pranzo con gli ultimi

Cerca Elly disperatamente, ma alla fine si ritrova sempre Giuseppi. Più Giorgia Meloni prova a polarizzare lo scontro con la segretaria del Pd, più il capo del M5s spunta come un fungo: non sei Rambo, basta vittimismo alla Calimero, vergognati sul salario minimo. E vai con disegni di legge strappati in Aula, cartelli, interviste al fulmicotone. Sdeng, bum, splash! La premier, per Forbes, è la quarta donna più influente del mondo (dietro di lei Taylor Swift, davanti a tutte Ursula von der Leyen). E forse questa vita tra Palazzi e potenti, tappeti rossi e cerimoniali, inizia a starle stretta. Ecco perché ieri si è contizzata. Niente Scala, pranzo sociale con gli ultimi. Modalità Quarto stato. E’ Giorgia Pellizza da Volpedo. L’anno scorso Meloni partecipò, accompagnata da Andrea Giambruno, alla prima..

Tajani al massimo. Va contro Salvini con Metsola e Meloni

Con un salario minimo, Meloni ha un Tajani al massimo. Queste sono 24 ore da Tajani: ha licenziato la Cina (siamo fuori dalla via della Seta) accompagnato Roberta Metsola, la presidente del Parlamento europeo, a Palazzo Chigi, tirato le orecchie, alla Camera, a Salvini (che aveva prima incontrato Meloni) perché “Ue e Nato restano i riferimenti fondamentali del governo”. Lo chiamano il “Patto di Lamezia Terme”, Meloni-Metsola-Tajani, ed è un inciucione. Vogliono tenere a distanza i sovranisti in birreria, gli amici di Salvini, e pure Salvini, che per Tajani è uno che “stava al governo con Conte”. Salvini accusa Tajani e la premier di adulterio con i socialisti, ma loro gli ricordano che le corna, per primo, le ha messe lui. Si è aggiunta anche Letizia Moratti che, come la..

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