Oltre alle polemiche
c’è da pensare al pane

Il comunicato con il quale il presidente Schifani ha preteso di contestare un articolo di Mario Barresi su La Sicilia è stato preso in mano da Cateno De Luca e agitato addirittura come strumento di opposizione al governo che verrà. Tutto legittimo, per carità. Come la durissima nota, sottoscritta dalla Figec, sindacato dei giornalisti, a difesa di Barresi e della libertà di stampa. Ma la polemica rischia forse di esondare e di inchiodare alla croce di chissà quale peccato il portavoce del neo Governatore. Che certamente, stilando l’infelice comunicato, ha sbagliato tempi e toni ma ha un’attenuante: non ha mai lavorato in un giornale, ha collaborato con il gruppo di Fratelli d’Italia all’Ars e ha fatto da spalla a Manlio Messina, il Balilla del Turismo: non proprio scuole di alta..

Il presidente, i giornalisti
e la libertà di stampa

Certo, il comunicato redatto dalla volpe argentata che affianca il presidente Schifani era a dir poco piritollesco. Certo, è la seconda volta nel giro di una settimana che Palazzo d’Orleans interviene contro i liberi giornalisti: la prima volta con un richiamo infelice alla Thatcher, ieri con una irritante lezioncina sulla correttezza dell’informazione. Certo, Mario Barresi, inviato de La Sicilia, doveva essere difeso: ha pubblicato un’indiscrezione sui probabili assessori della Regione e su questo suo diritto nessuno può alzare il ditino, neppure Schifani. Ma era proprio necessario che la Figec replicasse, a nome della categoria, con un contro-comunicato così duro? Forse bastava solo ricordare che il portavoce di Schifani è stato per anni a capo dell’Assostampa, altro sindacato dei giornalisti: è possibile che non abbia imparato che cos’è la libertà di..

La pacchia è finita
anche per i fuffaioli

Guardateli. Sono lì che sprecano tonnellate di inchiostro e chilometri di carta per raccontarci che il capo delle faccette nere catanesi, Nello Musumeci, e il suo balilla più ardito, Manlio Messina, stanno per diventare ministri della Repubblica, uno a guardia dei finanziamenti europei per il Sud e l’altro a presidio dello Sport, con un occhio di riguardo, va da sé, per il Giro d’Italia di Urbano Cairo, suo fraternissimo amico. Sono quei simpatici giornalisti – o presunti tali – che scrivono sull’acqua, che fanno un tifo sguaiato, che spacciano fuffa e travestono le fake news con l’abitino di una soffiata avuta, manco a dirlo, “da fonte rigorosamente anonima”. Ragazzi, calmatevi. Prima questi giochetti si potevano fare, oggi non più. Perché da settembre ci sono i guardiani del Corecom che vegliano..

Roma comanda
e picciotto va e fa

Ventiquattr’ore fa sembrava che i palazzi della politica stessero per bruciare, che il ribaldo Gianfranco Miccichè stesse per scatenare l’ennesima guerra contro lo strapotere di Giorgia Meloni, contro le arroganze di Ignazio La Russa e contro il pendolarismo di Renato Schifani, percepito più come un fiancheggiatore di Fratelli d’Italia che come un militante di un berlusconismo duro e puro. Ma è bastato un segnale da Roma – un richiamo all’ordine – per cambiare in un attimo proclami e strategie dei quattro sicilianuzzi di Forza Italia impegnati nella faticosa costruzione della nuova giunta regionale. Se ieri, per il bene della Sicilia, poteva sembrare utile un braccio di ferro con i patrioti brutti e cattivi di Musumeci e Razza, oggi – sempre per il bene della Sicilia – è più opportuno dare..

Il rischio di affogare
nella giungla dei veleni

Roma ha proclamato il nuovo parlamento, sono stati già eletti i presidenti di Camera e Senato e in settimana il Capo dello Stato darà a Giorgia Meloni l’incarico di formare il nuovo governo. A fine ottobre ci sarà il giuramento dei ministri e da quel giorno l’Italia potrà finalmente affrontare gli enormi problemi che ha davanti. La Sicilia resta invece impigliata nel suo terzo mondo: non c’è ancora la proclamazione degli eletti, non si sa quando si potrà insediare il parlamento né quando ci sarà il presidente dell’Ars. Poi il nuovo Governatore, Renato Schifani, tenterà di trovare un equilibrio e di formare la sua giunta. Ma ci aspettano giorni difficili, rissosi: Gianfranco Micciché, con i fedelissimi di Forza Italia, preannuncia rivincite e vendette che la Sicilia difficilmente riuscirà a sopportare...

Attenti alle volpi
di Palazzo d’Orleans

Non c’è il parlamento né il governo. Alla Regione c’è solo un presidente eletto, Renato Schifani, circondato dal vuoto. Ma la Sicilia sopravviverà. E’ sopravvissuta a Crocetta e alle sue millanterie antimafiose; ed è sopravvissuta a Musumeci e alla sua onestà-tà-tà. Ha asfaltato il Bullo, con i suoi intrighi e il suo intermediario d’affari; si è liberata del Balilla e delle volgarità che lo accompagnavano; ha raso al suolo persino l’enorme potere di Ruggero Razza, imperatore della Sanità. Resta da debellare l’imbecillità che, manco a dirlo, ha fatto capolino a Palazzo d’Orleans già nel giorno dell’insediamento, quando il neo presidente, richiamando una battuta della Thatcher, ha voluto lanciare un amorevole avvertimento ai giornali. A quelli, va da sé, ribaldi e ghibellini. Un colpo di teatro. Chissà quale dei due spin..

La via dei miracoli
da Voltaire al Balilla

Voltaire, dizionario filosofico. Secondo “l’energie du mot”, miracolo è ogni cosa mirabile: l’ordine della natura, la rotazione degli astri, la luce, la vita degli animali; secondo le “les idées reçues”, miracolo è invece tutto ciò che viola le leggi naturali ed eterne: per esempio un’eclissi di sole a luna piena o un morto che cammina per due miglia portando in mano la propria testa. Oppure – ma questo Voltaire non poteva prevederlo – che Manlio Messina, ex assessore regionale al Turismo, meglio conosciuto come il Cavaliere del Suca, diventi ministro della Repubblica. L’indiscrezione – “gaudium magnum” – la trovate in un articolo di Mario Barresi su La Sicilia. Da oggi i balilla d’Italia sanno che il sol dell’avvenire è alla portata di tutti. Basta eseguire gli ordini di Francesco Lollobrigida,..

Era proprio lui, Lagalla
ma sembrava Orlando

Chissà cosa prova Roberto Lagalla, da tre mesi sindaco di Palermo, quando attraversa l’aeroporto di Punta Raisi. Nel baraccone degli arrivi si vedono i tetti sventrati e i fili pendenti. Dicono che ci sono “lavori in corso” ma non c’è mai nessuno che lavora. Chissà cosa prova il vice sindaco Carolina Varchi quando passa da Borgo Nuovo dove chiunque può ammirare le montagne di rifiuti esposte al sole e all’acqua. Più che montagne sono ormai catene montuose. E chissà cosa prova Maurizio Carta, assessore plenipotenziario sui nuovi assetti della città, quando fa visita al cimitero dei Rotoli dove le erbacce aggrediscono e sventrano le tombe. Il sindaco e i suoi assessori sono persone colte, sensibili, preparate. Ma ieri ho visto Lagalla con la fascia tricolore mentre intestava una strada a..

Una Regione sospesa
tra il niente e il nulla

Sono passate due settimane dal 25 settembre, giorno in cui i siciliani hanno votato, e lo spoglio non è ancora finito. Quarantotto sezioni si sono impigliate nei conteggi e nessuno sa ancora come venirne fuori. Uno scandalo. Ma siamo ancora all’antipasto. Con l’aria che tira il peggio deve ancora venire. La crisi avanza, i problemi diventato giorno dopo giorno insormontabili e la Regione è con le spalle nude, esposta a tutte le intemperie. Il vecchio governo è fuori gioco, ma il nuovo tarda a nascere. Diciamocelo: ci aspettano giorni difficili, durissimi. Ci sono scadenze da rispettare, provvedimenti da adottare, risposte da dare con immediatezza a chi si trova già con l’acqua alla gola. Ma la macchina dell’amministrazione è ferma, bloccata. Renato Schifani, il nuovo governatore, è lì che studia, che..

Un’ombra che appanna
la luce del Brass Group

C’era una volta – e c’è tuttora – il Brass Group, un’istituzione culturale conosciuta in tutto il mondo che ha portato a Palermo i più grandi e inarrivabili miti del jazz, da Chet Baker a Dee Dee Bridgewater; che ha insegnato a centinaia di giovani il valore della musica e il rigore necessario per elevare ogni suono a livello di armonia. Il suo cartellone è stato, da sempre, un firmamento di stelle lucenti e immortali. Immaginate dunque la delusione di chi, cresciuto alla scuola di Ignazio Garsia e Fabio Lannino, abbia visto sulla locandina dell’ultima stagione il volto di un palchettista – a che serve fare il nome? – che non sa andare oltre le tarantelle siciliane. Dicono che la raccomandazione sia partita dall’assessorato al Turismo. Tra i danni fatti..

Gerenza

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