Disastri e finzioni
di due impresentabili

Oggi quale oltraggio farà ai bilanci della Regione il bullo che da quattro anni impapocchia numeri e cifre e che viene puntualmente bastonato dalla Corte dei Conti e da Palazzo Chigi? E oggi quale altro regalo farà il balilla all’amatissima Itaca, la società alla quale ha assegnato una barca di milioni per pubblicizzare il turismo e le bellezze della Sicilia? Bullo e balilla sono gli impresentabili di Palazzo d’Orleans. Ma sono anche i due intoccabili. Il primo si copre dietro il nome di Silvio Berlusconi ma deve la sua fortuna a Licia Ronzulli, che è solo la segretaria del Cavaliere. Il secondo – quello che si agita tra volgarità e manganello – imbratta invece il nome di Giorgia Meloni mentre il suo padrino politico è tale Lollobrigida, cognato della leader..

Pure Giorgia ha paura
del “balilla” di Sicilia

A ogni ora del giorno salgono sul teatrino della politica e recitano la litania delle parole austere, nobili, altisonanti: trasparenza, pulizia, onestà-tà-tà. Ma poi, quando li inviti a rendere conto delle proprie azioni, puntualmente scompaiono. Prendete la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni. Per motivi tutti da chiarire il suo partito ha imposto, come assessore al Turismo della Regione Siciliana, Manlio Messina. Un uomo senza voti e senza storia. Un uomo volgare. E non solo per il linguaggio da lupanare con il quale crede di difendere in pubblico posizioni senza capo né coda. Anche per gli insulti che rivolge ai giornali e per l’idea che ha del confronto con l’opinione pubblica. Credevamo che Giorgia, la moralizzatrice, fosse una donna di grande coraggio. Ma il suo silenzio dimostra che un bullo,..

Palermo, la recita è finita
Giù il sipario, per favore

Che immagine vogliamo usare per dipingere gli ultimi giorni di Leoluca Orlando, sindaco stanco della Palermo che brucia? Per quasi trent’anni ha recitato la parte dell’uomo nuovo, dell’eroe antimafia, del populista senza macchia e senza paura. Per quasi trent’anni è stato lì a impartire lezioni sul buon governo, sull’onestà, e sulla primavera di una città che invece – il disastro è sotto gli occhi di tutti – ha visto aumentare il degrado, la sporcizia, il malcostume, la corruzione. Che cosa resta di Orlando? Niente. La sua antimafia è servita a nascondere il vuoto dell’iniziativa politica. La sua vocazione internazionale gli ha regalato molti titoli sui giornali ma non ha alzato di un millimetro la credibilità e la vivibilità di Palermo. Ora il sindaco coraggioso non trova altro coraggio se non..

Musumeci ha portato
un balilla al potere

Gli americani lo chiamano loft-talk, linguaggio da stalla. Ma la volgarità di Manlio Messina – assessore regionale al Turismo – non sta tanto nelle parole da lupanare con le quali infarcisce discorsi senza capo né coda. Sta soprattutto negli insulti che rivolge a Repubblica e agli altri giornali; nell’immagine che lui ha della stampa e dell’informazione, del dibattito e del confronto politico. Diciamolo: più che un inquilino di Palazzo d’Orleans sembra un picchiatore fascista, un bullo travestito da balilla, una macchietta con la divisa da avanguardista. Abbiate tanta pietà per lui. Ma non per chi lo tiene in piedi. Un Presidente della Regione degno di questo nome lo avrebbe già cacciato a pedate: la decenza, annotava Eugenio Montale, è una qualità della vita. L’ex camerata Musumeci invece lo alleva e..

Anfuso e Musumeci
I gerarchi di Catania

Qualcuno – il solito esagerato – ha tentato di paragonarlo a Filippo Anfuso, il diplomatico catanese che negli anni infelici del fascismo fu un gerarca superiore. Ma Nello Musumeci rimane molto al di sotto da quelle vette. Conquistato Palazzo d’Orleans, avrebbe potuto giocarsi le carte migliori. Ma si è circondato di bulli e ominicchi. Ha avuto paura della propria ombra e si è chiuso nella retorica dell’onestà-tà-tà. Non ha varato una sola riforma; non ha presentato una sola finanziaria con i conti in ordine; ha lasciato la Sicilia nella peste più nera. Non è riuscito nemmeno a fare il caporale di giornata: l’altro ieri, quando ha riproposto l’obbligo della mascherina all’aperto, lo hanno fischiato persino i sovranisti di Salvini e Meloni. Un gerarca minore: così lo avrebbe chiamato il radicale..

Ma la bella musica
non salva Musumeci

Per quattro anni Nello Musumeci ha imposto alla Regione il primato dei catanesi: ha dirottato sul suo territorio molte risorse e non ha certo tirato al risparmio quando, con il Bellini Festival, ha deciso di spargere musica di altissimo livello tra Catania e Taormina. Un progetto monumentale che ha mobilitato artisti come Riccardo Muti e Placido Domingo e che andrà avanti fino a ottobre. Poteva essere l’inno trionfale, l’annuncio tambureggiante della ricandidatura. Ma Catania è diventata, nell’ultimo miglio, croce e delizia. Perché da lì è saltato fuori il risentimento di quel Luca Sammartino che il governatore, al tempo dell’onnipotenza, aveva abbondantemente umiliato. Il deputato di Italia Viva è salito, con i suoi trentamila voti di preferenza, sul carro della Lega e Matteo Salvini, in cambio, ha liquidato le ambizioni di..

Ma l’onestà da sola
non spegne gli incendi

A che vale l’onestà quando non è sostenuta dal coraggio? Nello Musumeci sventola a ogni passo la sua bandierina di uomo moralmente inattaccabile e noi non possiamo che dargliene atto. Ma poi leggiamo su Repubblica che “mentre la Sicilia brucia, le squadre stagionali della Forestale impegnati nella prevenzione degli incendi stanno per essere messe alle porte perché non ci sono i soldi per pagarle”. L’altro ieri, messo di fronte all’inferno che si estende da Palermo a Catania, il governatore ha rilasciato una dichiarazione tanto roboante quanto inutile: “Ci vorrebbe il carcere a vita per questi piromani”. Basterebbe invece che l’immacolato presidente desse uno sguardo al disastro dei bilanci regionali e trovasse finalmente il coraggio di prendere a calci il bullo che li ha inzeppati di errori e malgoverno. Altrimenti l’onestà..

Toh, è tornato il bullo
Con un nuovo disastro

Il nostro amatissimo bullo – quello amico di Antonello Montante e di Ezio Bigotti, l’avventuriero piemontese che è riuscito a inghiottire senza pagare pegno cento milioni della Regione – chiede aiuto. Di disastro in disastro si è accorto che nei suoi bilanci c’è un altro buco da tappare, un’altra frana da arginare, un’altra bella cifra da sottrarre agli investimenti della Sicilia. Sorretto dal governatore Musumeci e da tutta la potente cerchia dei catanesi che giocano con i cavallini di Ambelia, il bullo più bullo di Palazzo d’Orleans si è presentato col cappello in mano all’Ars chiedendo che i deputati riparino, con una variazione di bilancio, il danno che lui ha provocato. E’ difficile prevedere se troverà udienza nelle stanze del Palazzo Reale. O se, finalmente, troverà il Parlamento deciso a..

Palermo, una Santuzza
con le mani ai capelli

L’arcivescovo Carmelo Lorefice e il sindaco Leoluca Orlando hanno avuto l’infelicissima idea, per il Festino, di prendere in braccio Santa Rosalia e di costringerla a fare, su un elicottero, il giro della città. Povera Santuzza. Ha visto lo scempio delle bare accatastate, senza pietà e senza vergogna, al cimitero dei Rotoli e le sono tornate in mente le scene raccapriccianti di quattrocento anni fa, quando Palermo fu martoriata dalla peste e i cadaveri si accumulavano sui sagrati delle chiese. Ha sorvolato con disagio e disgusto le strade delle periferie sommerse da montagne di rifiuti e ha respirato l’aria malsana di quella parte del centro storico dove un assessore, meglio conosciuto come il talebano del traffico, ha dirottato auto e autobus per dare lustro alle vetrine di via Ruggero Settimo. Povera..

La vera lotta
al lavoro nero

Tre sindacalisti dell’irredimibile Sicilia lamentano in un documento la scarsa attenzione che il presidente Nello Musumeci dedica ai centri per l’impiego. Vorrebbero l’assunzione di mille addetti e nascondono la loro pretesa sotto una nuova bandiera: la lotta al lavoro nero. Fingono di non sapere che la fonte primaria del lavoro nero è quella truffa di Stato, inventata dai grillini, che si chiama reddito di cittadinanza. Se ne avvantaggiano molti poveri, ma ne approfittano picciotti di mafia e fannulloni. Se i sindacalisti vogliono veramente bonificare il mondo del lavoro devono pretendere dal governo una legge composta da un solo articolo: “Tutti i titolari del reddito di cittadinanza sono tenuti a presentarsi ogni mattina alle ore 8 presso gli uffici comunali a disposizione per lavori socialmente utili fino alle ore 13”. Tutto..

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