Un ciuffo rosso, la motoape in giro per Palermo (con Salvini, ancora segretario della Lega, a “vanniarlo”), e il completo sputtanamento di una classe politica, forse vecchia e stantia. E’ riuscito tutto bene a Ismaele La Vardera, giovane giornalista di 23 anni. “Il sindaco, Italian Politics for dummies” – il film che lunedì e martedì prossimo invade le sale cinematografiche di tutta Italia – ha già suscitato l’apprezzamento di chi ha potuto goderne in anteprima. Questa è storia di un ragazzo che si candida a sindaco di Palermo: dove corrono il solito Leoluca Orlando, ma anche i “nuovi” rampolli Forello e Ferrandelli. Ma soprattutto dove tentano di mettere le mani i soliti politici nazionali, che mai si sottraggono (una parte sostanziosa della pellicola è dedicata a Salvini e Meloni), e dove continuano ad avere influenza gli arcinoti esponenti regionali: dal governatore Crocetta, che ha perso stima, credibilità e appoggi, al redivivo Totò Cuffaro, che agisce da burattinaio consumato. E dà consigli, prospettive.

La Vardera, 23 anni ma con un bel pedigree, si finge candidato anch’egli. Oddio, ci ha pure pensato di fare il sindaco, ma è durato un attimo. Dal primo incontro con l’attuale sottosegretario Giorgetti, e dalla conversazione con Cuffaro, ha capito che l’occasione era davvero ghiotta. Così ha filmato tutto. Portandosi dietro quella vecchia passione che coltiva dai tempi di Telejato, la tv siciliana baluardo dell’antimafia diretta da Pino Maniaci (prima che lo stesso finisse in acque torbide). Da un suo servizio sui brogli alle elezioni di Villabate, paese da cui proviene, ripreso nel 2014 anche da “La Iene”, questo ragazzo si costruisce una fama. Abile nel racconto e spregiudicato nelle intenzioni, entra a Cologno Monzese da una porta di servizio (il nuovo programma della Toffa si chiama “Open Space”) e poi arriva dritto al punto: diventa una “Iena”. Sul più bello pensa di interrompere per candidarsi a sindaco. Tenta la strada della follia. Che diventa – probabilmente – quella della fortuna.

Perché quando all’indomani del voto, in cui racimola un misero 2,7%, La Vardera annuncia che su quelle consultazioni elettorali ci farà un film, la vittoria di Orlando – l’ennesima – passa persino in terzo piano. Lega e Fratelli d’Italia gli ringhiano contro dopo averlo sostenuto, arrivando a minacciare azioni legali. Persino l’attore Francesco Benigno, che in queste ultime ore sta cercando disperatamente di far bloccare il film (ne risulta compromesso?), lo attacca con ferocia (era candidato nelle sue liste ma ha fatto flop). Ma Ismaele ha la pelle dura e con l’aiuto della sua famiglia (“Le Iene”) e di un altro collaboratore siculo (Cristiano Pasca) mette su l’altarino. Ora che è tutto pronto, è forte la curiosità. Probabile, dalle prime recensioni, che non venga fuori niente di veramente nuovo. Ma che i vecchi vizi – dalla vanità del comando all’influenza imperante – si affermino in tutta la loro forza, a conferma che il tempo passa ma la politica, più nei modi che nelle persone, resti sempre uguale a se stessa.

E poi c’è un altro capitolo, che già in alcune inchieste televisive La Vardera ha provato a portare a galla (e non solo lui). Il voto di scambio politico-mafioso. Una triste consuetudine che si perpetua. Il giovane giornalista incontra un boss della Kalsa – è il figlio di “Gino u’ mitra”, che gli prospetta di procurargli 300 voti in cambio di trenta euro a famiglia, perché questi “puzzano dalla fame”. Politica, mafia, scandalo, sopraffini pettegolezzi. E’ un mix micidiale che funziona sempre, lo sputtanamento. Avrà fatto flop nelle urne, ma farà boom al cinema.