C’è quella scena del film “L’ora legale” in cui Ficarra non sa dove gettare la buccia dell’anguria e finisce per mangiarla. Non siamo tanto lontani dalla realtà se si pensa che oggi, stando a quanto riporta la cronaca, la raccolta differenziata a Palermo non decolla perché i palermitani, dicono, “non la sanno fare”. Nessuno gliel’ha spiegato, si giustificano. In effetti, riconoscere una bottiglia di plastica da una di vetro è cosa assai difficile. Separare il cartone della confezione di tre scatolette di tonno dalle stesse scatolette in alluminio è roba che se non hai frequentato Harvard non hai dove andare. E nemmeno possono contare su un aiuto dalla rete. Su Internet un sito che fornisce indicazioni per una corretta raccolta differenziata non si trova manco a pagarlo.

Diciamo la verità. Nella vicenda differenziata emerge tutta l’indolenza dei palermitani e la loro tendenza a non rispettare le regole, sia quelle scritte che quelle della civile convivenza, in nome di un concetto di furbizia antropologicamente consolidato: sono gli altri – quelli che le regole invece le rispettano – gli stupidi. Ma c’è di più. Il palermitano è affetto da una particolare forma di misoneismo. La novità lo terrorizza. L’idea di dovere stravolgere le proprie abitudini lo manda nel panico. Come già accaduto con la chiusura del centro storico, come con la ZTL. Non sarà affatto facile, insomma, per il palermitano passare dalla naturale consuetudine di lanciare il sacchetto nel cassonetto stracolmo mentre dà la colpa a Orlando a dovere impegnarsi a separare i rifiuti e conferirli nei giorni stabiliti dal calendario.

E’ una guerra di civiltà quella che si sta giocando sul fronte raccolta differenziata. Molto difficile da vincere in una città in cui viene quotidianamente meno il rispetto delle regole e del prossimo. Molto difficile nonostante l’encomiabile impegno di uno sparuto esercito di agenti della Municipale, impegnati nell’assurdo compito di vigilare sull’inciviltà dei cittadini. E se ci si ferma un attimo a riflettere, già la necessità di avere una squadra di poliziotti che vigila sul corretto conferimento dei rifiuti, una sorta di “buoncostume ecologica”, la dice lunga sul livello di civiltà della quinta città d’Italia.