La legge Madia approda in Sicilia e consente misure più drastiche contro i furbetti del cartellino: sono stati ufficializzati ieri i primi cinque licenziamenti in seno all’Amministrazione regionale. Cinque dipendenti dell’assessorato alla Salute – abituati ad allontanarsi dall’ufficio durante gli orari di lavoro o, peggio ancora, a passare il badge al posto dei colleghi – hanno fatto le valigie in seguito a un provvedimento interno, firmato dall’assessore alla Funzione Pubblica, Bernadette Grasso. L’iniziativa, suggerita dalla riforma Madia, prevede un “processo abbreviato” per chi si macchia di reati contro la pubblica amministrazione, come nel caso di un collaboratore amministrativo, di un commesso e di tre portieri sorpresi dalle telecamere della Finanza, a entrare e uscire dalla sede dell’assessorato di piazza Ottavio Ziino. Il provvedimento interno procede parallelo all’indagine giudiziaria, che nel caso dei cinque furbetti era scattata il 27 novembre scorso con il blitz della Gdf che aveva portato all’arresto di 11 dipendenti e alla denuncia di altri 31.

In questo mini-processo un ruolo fondamentale riveste l’Ufficio Provvedimenti disciplinari della Regione, che “ascolta” l’indagato alla presenza di un legale e del sindacato di rappresentanza. Il provvedimento – quello più soft è una sospensione, fino a 6 mesi, senza stipendio – può arrivare ben prima della condanna definitiva da parte della magistratura. Ma anche in caso di archiviazione, si può rimanere fuori dall’Amministrazione. “Bisogna dare un segnale – ha spiegato l’assessore Grasso –. Questo è un monito per i dipendenti. I cittadini non tollerano che chi è pagato con soldi pubblici si sottragga alle proprie responsabilità”.