Che all’interno della maggioranza di governo, soprattutto durante questa sessione di Bilancio, siano successe cose strane, non è certo un mistero. Strane a tal punto da portare alla presentazione di una miriade di emendamenti, spesso da parte degli stessi assessori che il testo originario della manovra lo avevano visionato e approvato in giunta prima di Natale. Strane a tal punto da rischiare un nuovo esercizio provvisorio, dopo quello di gennaio. Ma non è detta l’ultima parola. La Legge di Stabilità, quella di Bilancio e il “collegato generale” sono arrivate all’Ars. I primi due verranno discussi in commissione Bilancio già all’inizio della prossima settimana, il “collegato” è destinato alle commissioni di merito. Ma entro l’ultimo weekend di gennaio il malloppone contabile della Regione potrebbe passare al vaglio dell’assemblea (finalmente). “Ma quello che non tutti hanno rilevato, tanto meno il Movimento 5 Stelle – spiega Alessandro Aricò, capogruppo di Diventerà Bellissima – è che se riuscissimo ad approvare la Finanziaria entro il 15 febbraio non ci sarebbe alcuna necessità di prorogare l’esercizio provvisorio. Secondo me ce la faremo”.

Le opposizioni sostengono che il presidente Musumeci abbia le mani legate a causa delle profonde spaccature della coalizione. E’ questo che ha portato a dilatare così tanto i tempi della manovra?

“Non penso che abbia le mani legate. Ma una cosa strana l’abbiamo rilevata: talvolta, alcuni gruppi parlamentari sembrano scollegati dai propri assessori di riferimento. Hanno un dialogo schizofrenico al loro interno e, anche negli emendamenti, presentano delle proposte che vanno contro quelle dei rispettivi rappresentanti in giunta. Questa cosa un po’ fa riflettere… Noi, come Diventerà Bellissima, credo arriveremo a non più di dieci emendamenti. E rappresentiamo un decimo del Parlamento”.

Ma molti emendamenti portano la firma di quegli assessori che approvarono il testo in prima battuta.

“A volte succede che un assessore decida di intervenire per migliorare la proposta: o perché si sono liberate delle risorse, oppure perché sono intervenute delle circolari a cui bisogna adeguarsi. In alcuni casi si parla di correttivi apprezzabili, in altri di vere e proprie modifiche al testo”.

Poi ci sono quelle che l’opposizione chiama mance…

“Nessuno le ritiene mance. Il presidente Musumeci ha fatto appello a tutte le forze d’opposizione affinché siano propositive. Sia Movimento 5 Stelle che Pd hanno proposto dei correttivi: alcuni sono stati valutati positivamente, altri potrebbero. Il problema è che la coperta è corta: se metti i soldi sul capitolo della cultura devi toglierli dall’anti-racket, se li metti all’anti-racket devi toglierli allo sport. Non è che possiamo aumentare la spesa a dismisura. Fare opposizione, in questi casi, è molto più semplice. Eppure devo dire che durante la conferenza dei capigruppo di venerdì i toni erano molto diversi da quello che poi è uscito nei comunicati stampa…”.

In che senso?

“Più distesi, equilibrati. I 5 Stelle – e io posso dirlo perché ne ero testimone – volevano approvare in modo celere Bilancio e Legge di Stabilità per passare ai “collegati”. Mi sono sembrati propositivi, anche se poi i comunicati stampa sembravano andare su tutt’altra rotta. Ma tutti i capigruppo hanno deciso insieme il calendario dei lavori. Sui “collegati” va anche detta un’altra cosa. Ci sono delle norme che possono essere prese e trasformate in emendamenti al “collegato generale”. Ad esempio il rifinanziamento di Riscossione Sicilia”.

Nel “collegato” che si riferisce al Personale della Regione, si fa accenno alla possibilità di sbloccare i turnover e di tornare ad assumere 6 mila persone entro il 2021. Finalmente una svolta?

“Secondo me sarà “la svolta” di questa legislatura. Da venti o trent’anni la Regione va avanti con contratti esterni o eventuali stabilizzazioni. E con sempre meno dirigenti. L’ultimo, al netto di casi sporadici o patti di mobilità, è stato assunto vent’anni fa. Tuttavia la macchina amministrativa è piena di aree e dipartimenti. Di servizi e unità operative semplici che sono gestite ad interim da altri dirigenti. Abbiamo bisogno di nuove figure e di ridare un minimo di speranza a chi ha studiato, facendolo partecipare a dei concorsi per trovare uno sbocco occupazionale in Sicilia. I giovani possono avere una visione più attinente al ventunesimo secolo rispetto a chi ha terminato gli studi negli anni ’70 o ’80.  Tanti ragazzi lavorano negli enti locali fuori dalla Sicilia. Questo può essere un modo per farli tornare e avvalersi della loro professionalità”.

Cracolici, a Buttanissima, ha detto che in questa Finanziaria non si intravede uno straccio di riforma che guardi al futuro dell’Isola. Cosa replica?

“Il paradosso è che a dire queste cose sia Cracolici. Avrebbe potuto farlo durante gli ultimi cinque anni di governo Crocetta, ma ci pensa solo adesso. Musumeci ha sempre detto che i primi due anni saranno quelli dei sacrifici. Le vere riforme e lo sviluppo si potranno vedere da metà legislatura, una volta definito l’accordo Stato-Regione e ripartendo dalla centralità della Sicilia grazie al riconoscimento della continuità territoriale. Dobbiamo prima trovare le risorse, poi i benefici arriveranno a cascata”.

Il Cipe per l’ennesima volta ha rispedito al mittente il raddoppio della Ragusa-Catania. E molti cantieri stradali in Sicilia sono fermi. In questa fase storica che senso ha ritirare fuori la storia del Ponte sullo Stretto?

“Il blocco degli appalti pubblici non sempre dipende dalla Regione o dal Ministero. Per questo Musumeci ha chiesto la nomina di un commissario, al quale conferire poteri speciali per rimuovere questo blocco. Lo scelgano a Roma, ma facciano in fretta. Per quanto riguarda le ferrovie, esiste il corridoio Palermo-Berlino con l’appendice di Trapani, ed è a quello che bisogna attenersi in base agli accordi quadro. Oggi l’alta velocità arriva a Salerno, domani arriverà a Reggio Calabria e poi a Palermo. Per questo non possiamo prescindere dal Ponte. Sappiamo quanti anni ci sono voluti a costruire l’alta velocità in altre parti d’Italia. Credo che per il Ponte sullo stretto possano volerci dieci o quindici anni. Proviamo per un attimo a immaginare le ricadute che avrebbe in termini occupazionali, di sviluppo economico, di incremento del Pil. Sarebbe una possibilità di riscatto per la Sicilia. Quei pochi chilometri che ci dividono dal resto d’Italia sembrano pochi, ma sono immensi a livello di infrastruttura e di velocità di collegamento. Ci serve”.

Perché Musumeci ha aperto ai Cinque Stelle? A causa della maggioranza scricchiola, o solo per renderli parte attiva nelle scelte di governo?

“Per entrambi i motivi. Io sono stato il primo a rimarcare in aula che non avevamo una maggioranza. E purtroppo non mi sono sbagliato. L’apertura di Musumeci però è propositiva e non faziosa. Ma anche seria, perché non ha proposto di allargare la maggioranza come si è fatto in passato. Il presidente vorrebbe rendere protagoniste le forze d’opposizione nel rilancio della Sicilia. In quel caso potremmo spartirci le responsabilità ma anche gli eventuali meriti. Le risposte, però, non sembrerebbero così distensive”.

Diventerà Bellissima andrà molto presto a congresso. E in quella sede sceglierà l’alleanza in vista delle Europee. Lei preferirebbe una federazione con Lega o Fratelli d’Italia?

“Io non ho preferenze. L’unico ragionamento che va fatto è di rimanere compatti. Qualunque decisione prenderà il congresso, non ci saranno fratture. Ritengo che questa sia una possibilità di rilancio perché finalmente ci strutturiamo, anche democraticamente. L’ultimo partito che arriva da quel modello di democrazia è il Pd, anche se abbiamo visto com’è andata a finire… Noi vogliamo partire dal dibattito nelle sedi competenti e non sui social. Per questo il 17 gennaio si terranno i congressi provinciali a Palermo (sarà presieduto da Ruggero Razza) e a Catania (che presiederò io). Poi ci sarà quello regionale, cui parteciperanno i delegati che saranno scelti nei circoli. Completeremo il tesseramento il 31 gennaio, penso che i nostri iscritti saranno triplicati”.