Non solo Messina e Scarpinato. La lista dei “nemici” del presidente si allunga ed ospita, a sorpresa, alcuni direttori generali nominati dallo stesso Schifani. L’ultimo, in ordine di tempo, si chiama Gaetano Sciacca, direttore ad interim del Dipartimento Energia (dallo scorso 29 dicembre). In questi giorni, come si apprende dal Giornale di Sicilia, Sciacca ha fatto partire una lettera indirizzata all’assessore al ramo, Roberto Di Mauro, per imporre una riflessione sull’opportunità di realizzare i grandi impianti di energia rinnovabile sul territorio regionale. Il risultato è la paralisi delle procedure autorizzative, che già all’inizio del mese aveva comportato una prima, dura reprimenda da parte di Schifani (pressato da Confindustria).

Il problema in queste settimane non si è risolto, anzi si è aggravato. Per Schifani si tratta dell’ennesima caduta dal pero, dato che la lettera – dal contenuto “inqualificabile” secondo il governatore – è un affare interno fra Sciacca e Di Mauro: “Ne chiederò l’immediata acquisizione”. Tra il presidente della Regione e alcuni dipartimenti non è stato amore a prima vista, e neppure la distribuzione delle deleghe, amministrate col bisturi, è servita a ristabilire gli equilibri. Tanto che Schifani convocherà Di Mauro per capire se l’esponente autonomista condivide “la linea politica del governo su questi temi perché ci aspettano anni di intenso lavoro e che toccano elementi di sviluppo e crescita della Sicilia”. La partenza, però, non lascia ben sperare se, come imputa il governatore, Sciacca ha assunto decisioni che non gli competono: “Le richieste di investimento – spiega Schifani a proposito degli impianti di rinnovabile – sono caratterizzate da una procedura che prima passa dall’assessorato Ambiente e dalla soprintendenza, quindi dalla Cts (…) Sono temi di natura ambientale sui quali” l’assessorato all’Energia “non è chiamato a pronunciarsi. E’ totalmente fuori luogo e fuori contesto”.

Poi il governatore rincara la dose: “Se le aziende per le quali l’iter è stato bloccato nonostante i nulla osta ricevuti, dovessero rivalersi sulla Regione, l’amministrazione provvederà a chiamare in garanzia nei giudizi civili i responsabili di questa paralisi. E non vi è dubbio che ne trarremo le conseguenze quando discuteremo del raggiungimento degli obiettivi assegnati ai dirigenti”. Si tratta di una guerra fredda in piena regola. Che per altro riempie di imprevisti e iatture il percorso del nuovo governatore, sempre costretto a inseguire le direttive degli uffici. E’ accaduto con Sciacca, ma anche con Calogero Franco Fazio, dirigente ad interim del Dipartimento al Turismo, che lo scorso 20 dicembre, assieme al dirigente della Sicilia Film Commission, Nicola Tarantino, aveva firmato il decreto che affidava ad Absolute Blue, senza bando, la realizzazione della seconda mostra fotografica al Festival del Cinema di Cannes.

Si tratta del provvedimento che ha fatto esplodere lo scandalo della Croisette, il 5 gennaio, che Schifani ha cercato di tamponare in ogni modo, chiedendo un parere all’Avvocatura della Regione, guidata da Giovanni Bologna. Nel mezzo, però, non è mancato il solito scaricabarile. Anche se l’ultimo atto d’accusa era partito da Manlio Messina, ex assessore al Turismo: “In merito all’edizione del 2023 – disse l’ex componente della giunta Musumeci in tivù – la proposta della Regione alla società Absolute Blue, quella della Absolute Blue alla Regione, la contrattazione, i termini su quanto spendere e come spendere quei soldi, tutto viene fatto in un arco temporale che va dal 20 ottobre all’11 novembre, ovvero quando io non sono più assessore al Turismo e non lo è ancora Scarpinato. L’assessore al Turismo ad interim, in attesa delle nuove nomine, era proprio il governatore Schifani (…) A questo punto, o Schifani non ha guardato le carte, e questo sarebbe gravissimo, oppure non le ha sapute leggere”.

Messina ha ribaltato l’alibi di Schifani – cioè essere all’oscuro di tutto – per ritenerlo il primo e unico responsabile di un affidamento diretto che, secondo l’articolo 63 del Codice degli Appalti, non si poteva fare (dato che la Absolute, secondo il parere di Bologna, non risulta “esclusivista” di nulla). Così anche il decreto del tandem Fazio-Tarantino, vistato da Scarpinato, è stato revocato il 12 gennaio scorso. Su precisa volontà del governatore. Ciò non cancella la pessima figura e le difficoltà a comunicare da una parte all’altra della catena di comando, che appare poco lubrificata.

Oltre all’Energia e al Turismo c’è un altro esempio tangibile della battaglia di Schifani contro i mulini a vento. E’ il 7 dicembre 2022 quando il dirigente responsabile dell’Area Affari Generali, Paolo Luparello, decreta la liquidazione di 4,98 milioni “per il pagamento di quanto pattuito nella scrittura privata di determinazione dei compensi professionali spettanti agli avvocati Carmelo Pietro Russo e Stallone Francesco sottoscritta in data 11/10/2022”. E’ il caso delle parcelle a peso d’oro che la Regione riconosce ai due legali che l’avevano difesa nel contenzioso contro i colossi dei termovalorizzatori, a seguito della revoca in autotutela del bando che prevedeva la realizzazione di quattro impianti. Una questione di oltre dieci anni fa, che ha dato i suoi frutti nei primi mesi del governo Schifani e di cui, pare, Schifani non sapesse nulla. La cifra, per altro, era stata pattuita con l’Ufficio legale e legislativo della presidenza della Regione, l’11 novembre, alla presenza dell’avvocato Loredana Celebre (dirigente in servizio presso lo stesso ufficio), “giusta delega del presidente della Regione”.

Appresa la notizia, di cui s’era dichiarato all’oscuro, “il presidente Renato Schifani ha chiesto immediatamente la trasmissione degli atti per poter effettuare un approfondito esame della vicenda in tutti i suoi risvolti”. Poi, il 16 dicembre, ha dato seguito ai sospetti, deliberando la richiesta di un parere al segretario generale della Regione, Maria Mattarella. In seguito si arriverà alla sospensione dei pagamenti, con la promessa/minaccia dei due legali di rivalersi nei confronti dell’Ente (stavolta senza concordare l’onorario).

Come dimostrano i singoli episodi, fra Schifani e la burocrazia regionale non è mai scoccata la scintilla. Forse è proprio per questo che, negli ultimi giorni, il presidente ha scelto di fare piazza pulita e far cessare, con largo anticipo rispetto alle scadenze stabilite, l’attività di cinque uffici speciali su otto, nell’ottica del contenimento della spesa. Si tratta degli uffici: Progettazione (le cui competenze transiteranno al dipartimento regionale Tecnico); Recupero crediti derivanti da sentenze della Corte dei Conti; Immigrazione; Comunicazione per la salute e Sanità veterinaria e sicurezza alimentare. Alcune decisioni sono state “impugnate” dalla stessa maggioranza. L’allievo ed ex capo della segreteria di Musumeci, l’on. Marco Intravaia, non ha mandato la chiusura dell’Ufficio Progettazione. Mentre i grillini sospettano che l’addio a quello sull’Immigrazione sia un preciso diktat da parte dei patrioti romani. Ombre e sospetti si allungano sull’operato del governo. Schifani, più che dalle opposizioni, deve guardarsi dal fuoco amico: nei primi mesi della legislatura gli ha reso la vita impossibile.