Frondisti quando serve, filogovernativi se conviene. È la politica, bellezza. Le argomentazioni non mancano mai e sono sempre nette, adamantine, conducenti, da chiunque esse arrivino.

Le ragioni del dissenso sono urlate a squarciagola, dall’altra parte c’è chi cuce, c’è chi tace, chi resiste e chi acconsente. Fino a quando la quadra non si trova attorno ad altre argomentazioni, che fan contenti alcuni e ne scontentano altri. E tutto torna a girare come prima. Da destra a sinistra, governo e sottogoverni, questori e questuanti, partecipate e parti sociali, ognuno partecipa a qualcosa, tutti parteggiano per qualcuno. Un giorno frondista, l’indomani filogovernativo. E nessuno ha torto, nessuno ha ragione.

La ragione è dei numeri, il torto è dei fatti. I numeri hanno sempre ragione. Il numero legale che manca, gli stipendi che tardano ad arrivare, le percentuali che eleggono un governatore. Poi ci sono i fatti, che danno torto a tutti, frondisti e filogovernativi.

Il fatto è che la Sicilia è sempre là, ancora ferma al palo di una rivoluzione che non arriverà mai, perché per ogni filogovernativo che userà più o meno bene la lingua ci sarà sempre un frondista che argomenterà più o meno bene i suoi pruriti; e in questo girotondo infinito di sofisti improvvisati, che si tengono per mano cantilenando il quotidiano, ci saranno sempre governi, leaders e governanti che alla fine andranno giù per terra, soppiantati da una politica che arringa il popolo e strizza l’occhio all’elettore.

Popolo ed elettore: due atomi della stessa molecola, fatalmente destinati ad entrare in collisione quando c’è da sedersi sullo scranno ed esercitare un mandato. Perché un conto è esercitarlo per l’uno, un conto è esercitarlo per l’altro. Su questo De Gasperi ci tirò fuori una citazione niente male.

Per carità, non voglio aggiungermi ai “copiaeincollisti” che da Google trasferiscono scienza inesatta nei social, ma la distinzione tra il politico che guarda alle prossime elezioni e lo statista che guarda alla prossima generazione sta tutta qui. E in questo girotondo senza senso, una certezza io ce l’ho: so a quale categoria appartengono frondisti e filogovernativi. È la politica, bellezza.