Dal 2008 di strada ne ha fatta. Undici anni dopo “Scirocco”, il primo disco firmato Serenella e otto dopo “Divento viola”, il secondo con Simona Norato per il progetto Iotatòla. Serena Ganci, un’artista poliedrica, che dal cilindro tira fuori una varietà di strumenti musicali, la scrittura di testi e musica, la composizione di musica per il teatro, e l’ultimo gradino della scalata, la recitazione.

Proprio il teatro è la grande scoperta di Serena, dopo anni di collaborazione con Emma Dante e la Scuola del teatro Biondo. Ha composto le musiche degli ultimi “Eracle” e “Le Baccanti”, in scena nel 2018 al teatro greco di Siracusa e al teatro India con un enorme successo, le musiche del primo spettacolo di Filippo Luna “La Prima” e si diverte ad insegnare agli allievi che da tutta Italia giungono alla Scuola del teatro stabile palermitano. La musica è la sua materia. “Ho realizzato un vero e proprio coro e sabato 1 giugno andremo in scena con un concerto tutto nostro”, racconta entusiasta.

L’arte di Serena non si ferma qui. Come insegnante lavora da anni al teatro Ditirammu, a fianco di Elisa Parrinello, che scoprendo il suo talento da attrice, le ha preparato un ruolo in “Alphamen”, un nuovo spettacolo che andrà in scena a novembre in prima assoluta nella stagione “Tutto può succedere”. Un titolo che spiega bene il concetto. Novità assoluta del percorso artistico di Serena. Per lei sarà il debutto come attrice dopo le comparse negli spettacoli di Emma Dante e in televisione per “Il giovane Montalbano”, e l’ultimo film di Pif di prossima uscita.

L’arte di Serena nasce nell’intimità. Quella tipica del teatro e di chi scrive canzoni. Negli ultimi sei anni a fianco di Emma Dante ha riscoperto tanto della sua personalità. Alla domanda “Se dovessi dare una definizione di teatro? Serena risponde: “Un’arte vivente come la musica. Un’arte che vive nel momento in cui la fai”. Serena ha sempre vissuto la musica in modo teatrale, quindi arrivare al teatro è stato come sentirsi a casa. “Il teatro è vivo perché devi creare l’atmosfera e legare il pubblico catturandolo su quello che hai da dire”.

Intimità, “Relazioni d’amore”, un altro spettacolo che porterà in scena sempre al Ditirammu con Ugo Giacomazzi e Gabrio Bevilacqua, e la vita umana. Un altro progetto che la impegna quotidianamente sono i corsi di canto per le donne in gravidanza. “Ho partorito cantando quasi per istinto trasformando il travaglio, con i suoi alti e bassi, in uno spartito musicale. Dopo questa esperienza e i dovuti approfondimenti che legherebbero questa pratica alla cultura indiana, la musica è diventata per me uno strumento sconfinato di benessere che la sdogana dai confini in cui è sempre stata circoscritta, per incontrare la vita. E quale migliore modo se non una gravidanza?”.

Da donna come vivi l’esperienza con l’arte? “Se c’è una cosa che ho notato negli anni, è che le donne nell’arte devono fare il triplo del lavoro rispetto agli uomini. Il maschilismo nell’arte, nel teatro e nella musica purtroppo esiste. Ci sono molti uomini musicisti e registi ma poche donne registe se non cinque o sei”. E gli altri? “Nella musica la donna è sempre stata associata al canto. I cantanti si sa che sono i protagonisti ma ci sono donne strumentiste, compositrici e direttrici d’orchestra che passano in secondo piano per il ruolo che svolgono. Io ho la fortuna di lavorare accanto ad una donna regista e questo è un sostegno che ci diamo a vicenda”.