Stop alle pensioni d’oro. Il Consiglio di presidenza dell’Ars, dopo una lunga riunione, “ha deciso di recepire la legge nazionale che, per i dipendenti delle pubbliche amministrazioni e le aziende private, prevede dal primo gennaio 2019 e per la durata di 5 anni, la riduzione dei trattamenti pensionistici diretti superiori ai 100 mila euro lordi l’anno”. L’annuncio è del presidente dell’assemblea regionale, Gianfranco Miccichè. Ex commessi, assistenti e dirigenti che hanno lavorato in assemblea subiranno una decurtazione del trattamento pensionistico. Gli importi sono ridotti in base alle seguenti aliquote percentuali: -15% per le pensioni da 100 a 130 mila euro; – 25% per quelle da 130 a 200 mila euro; – 30% per le pensioni da 200 a 350 mila euro; – 35% per quelle da 350 a 500 mila euro; – 40% per le pensioni superiori a 500 mila euro (quelle degli ex segretari generali). Il taglio verrà fatto a prescindere dal sistema di calcolo adottato per la liquidazione delle stesse pensioni. La riduzione delle pensioni non riguarderà gli ex dipendenti “dispensati dal servizio per motivi di salute”. I risparmi della spesa pensionistica, derivanti dall’applicazione della norma (si parla di 4,3 milioni l’anno a fronte di 50 milioni di spesa attuale) saranno accantonati in un apposito fondo istituito nel bilancio dell’Ars.