Negli anfratti melmosi del sottogoverno siciliano qualcosa si muove: la prima notizia, annunciata dal nuovo assessore al Turismo Elvira Amata, è che la Foss potrebbe lasciarsi alle spalle anni di stenti e di vertenze, avvicinandosi la nomina del nuovo Consiglio d’Amministrazione (“Entro il 10 febbraio”). Così cesserebbe l’incarico del commissario straordinario Nicola Tarantino, al centro degli improperi di orchestrali e sigle sindacali; e contestato, fra l’altro, per aver concesso un salto di carriera “sospetto” a Francesco Di Mauro, che sotto la sua gestione è stato promosso da capo dell’area artistica a Sovrintendente. La Sinfonica è l’esempio emblematico di ciò che accade nel sottobosco dei governi, dove la partitocrazia è regola. All’interno di quei carrozzoni che per la Regione costituiscono da sempre una voce a perdere: sotto il profilo economico, ma spesso anche d’immagine.

L’Orchestra Sinfonica è un’istituzione culturale apprezzatissima in Sicilia. Che negli ultimi anni, però, ha fatto discutere più per i ribaltoni della governance, che non per le qualità musicali. Sono cambiati presidenti, sovrintendenti, direttori artistici; si sono succeduti litigi, proteste, scandali, anomalie gestionali (che hanno richiesto una commissione ispettiva da parte della Regione) e clamorose retromarce (come la nomina di Ester Bonafede, imposta dalla politica e immediatamente revocata dal Cda). E solo l’intervento tardivo dell’assessore Amata, che ha ereditato il timone di comando da Francesco Scarpinato – “incoronato” coi Beni culturali dopo la figuraccia di Cannes – potrebbe riportare tutto nella direzione auspicata. Anche Schifani, che ha perso qualche settimana di troppo ad attivarsi (stretto com’era nella morsa dei patrioti), alla fine si fa coraggio: “L’interlocuzione avviata dall’assessore Amata coi sindacati – ha commentato il governatore – mira ad affrontare e risolvere in maniera concreta i problemi che affliggono una prestigiosa istituzione culturale che dà lustro al mondo artistico siciliano. Auspico che a breve i disagi e i motivi della protesta intrapresa dai lavoratori della Fondazione siano soltanto un lontano ricordo”.

Ma il feudo di Fratelli d’Italia (anche Amata, per inciso, è meloniana) è fortemente radicato nei gangli del turismo e degli spettacoli. E continuerà a gestire l’immenso portafogli di un assessorato finito nella polvere per l’affidamento di una mostra fotografica da 3,7 milioni, per di più senza bando, a una società del Lussemburgo (provvedimento poi revocato in autotutela). Lo stesso progetto costerà molto meno al sultano dell’Oman: sarebbe utile capire il motivo. Ma di questi tempi, forse, sarebbe chiedere troppo. Nicola Tarantino, da quasi ex commissario della Foss, rimarrà a dirigere la Film commission, e continuerà a fare da cerniera fra l’assessorato e le produzioni cinematografiche, grandi e piccole, la cui presenza servirà a rendere l’Isola più attrattiva: è recentissimo il finanziamento da 10,8 milioni per incentivarle a stabilire il set in Sicilia.

Probabilmente, non mancheranno neppure gli altri contribuiti ai gruppi editoriali di calibro (come Rcs Sport di Urbano Cairo), alle maggiori emittenti televisive (Mediaset su tutte), né la partecipazione a eccellenti esposizioni come la Borsa internazionale del Turismo di Milano, dove, dal 12 al 14 febbraio, verrà allestito uno stand da oltre 1.000 metri quadrati “caratterizzato da grandi ledwall e superfici a specchio: un ampio marketplace – si legge nella nota di Palazzo d’Orleans – messo a disposizione dei visitatori per partecipare ad appuntamenti, incontri ed eventi che daranno risalto alle attrattive di un territorio in costante evoluzione, ricco di stimoli, prodotti e meraviglie naturalistiche che da anni ne delineano il successo”. L’acquisizione dei servizi di Ufficio stampa è costata molto meno che a Cannes (6 mila euro). All’appuntamento coi giornalisti ci saranno sia Schifani che Amata: l’occasione sarà utile per “promuovere presso gli operatori del settore e il vasto pubblico nazionale e internazionale di viaggiatori e appassionati, l’immagine della nostra Isola e l’offerta delle sue enormi e variegate proposte tali da soddisfare ogni esigenza esperienziale ed emozionale del turista viaggiatore”.

Le grandi esposizioni sono appuntamenti imperdibili: d’altronde la Regione dà il meglio fuori dai propri confini. Dentro, invece, annaspa per cercare di rimuovere situazioni ormai incancrenite. Sempre a proposito di sottogoverno, la mente corre subito all’Ast, Azienda siciliana dei trasporti. E’ passato solo un anno dall’inchiesta giudiziaria costata i domiciliari all’ex direttore generale Fiduccia, e utile a far emergere un giro di clientele spaventoso (alimentato per il tramite delle agenzie interinali, che assumevano uomini di fiducia della politica), che la crisi si è spostata su un altro piano: quello economico. La partecipata è indebitata fino al collo: per 70 milioni di euro. La mancata approvazione di due bilanci, e l’esposizione nei confronti dei creditori, ha provocato uno smottamento: i revisori dei conti si sono dimessi in polemica col Cda, che ancora una volta è appannaggio della politica. I componenti sono l’autonomista Santo Castiglione, che aveva chiesto una ricapitalizzazione da parte della Regione; il forzista D’Alì e Tania Pontrelli (riferimento di FdI). Tutti e tre confermati recentemente dal governo Schifani. Nonostante la crisi senza fine in cui versa l’AST, che in questi giorni – stante la carenza di liquidità e il rapporto costi/benefici di alcune tratte – ha deciso di sospendere i collegamenti urbani in quattordici città (tra cui Siracusa e Ragusa).

I gruppi di Cateno De Luca hanno chiesto al governo di fare chiarezza: “Ciò che emerge dalla lettura dei bilanci dell’azienda – dice il deputato Pippo Lombardo – è un carico debitorio importante”. Che si ripercuote sulle spalle della partecipata da almeno dieci anni. “Ecco perché – afferma Lombardo – chiediamo di sapere quali siano i motivi per cui l’assessore all’Economia non ha provveduto alla verifica ed all’accertamento delle reali ragioni di una crisi che oggi viene rappresentata come un evento di recente formazione”. Poi ci sarebbero altre questioni: a partire dalla sostituzione del 40 per cento del parco autobus, ormai vetusto (ma i costi allo stato attuale sono insostenibili), nonché il futuro incerto di quasi 800 lavoratori. “Il governo – scrive l’esponente di Sicilia Vera – deve dire come vuole affrontare tale problematica anche in virtù del fatto, è evidente, che nel futuro scenario del Trasporto Pubblico Locale Regionale che dovrà assegnare i servizi con gare pubbliche europee, l’AST a queste condizioni non potrà partecipare”.

Un altro banco di nebbia e di marcio da rimuovere, quando la politica troverà il tempo, è quello che riguarda la Società Interporti: la partecipata nelle ultime settimane è finita al centro di un’indagine condotta dai carabinieri che ha portato a quattro arresti. E a due indagati eccellenti – l’attuale assessore all’Economia, Marco Falcone, e il suo predecessore, Gaetano Armao – che sono accusati di aver esercitato delle ingerenze indebite per ottenere la revoca di un licenziamento ai danni di una dipendente che aveva mentito sul titolo di studio. La vicenda ha dentro di tutto: induzione indebita a dare o promettere utilità, peculato, corruzione, contraffazione. Nessuno si è chiesto cosa faccia o cosa serva la Società interporti; quali obiettivi ha conseguito; chi la controlla; e che fine abbia fatto l’idea di accorparla a Sicilia Digitale e al Parco Scientifico tecnologico, come aveva promesso a suo tempo lo stesso Armao. Sarebbe servito, forse, a ridurre gli sprechi e le poltrone. E ad evitare alla Regione l’ennesima magra figura.