Si sono fiutati a lungo, tanto da credere (e far credere) a un futuro insieme. Ma l’accordo non è quagliato. La storia d’amore fra Giorgia Meloni e Raffaele Lombardo è durata lo spazio di mezza campagna elettorale. Il leader autonomista, probabilmente, ha capito che col disegno sovranista di Fratelli d’Italia, non ci azzecca molto. E Meloni, fresca di un’altra rottura (stavolta provocata da Musumeci) avrà pensato che per beccare qualche voto nel Catanese gli sarebbe bastata la spinta dell’ex sindaco di Catania, Raffaele Stancanelli. E non quella dell’altro Raffaele, che un certo seguito nella sua provincia – ma anche all’Assemblea regionale, dove conserva cinque deputati e un assessore – lo vanta eccome.

La notizia della rottura tra Mpa e Fratelli d’Italia, assieme al viaggio di Miccichè ad Arcore per capire da che parte tirerà il vento forzista (Palermo o Catania), è la notizia più succulenta di questa prima parte di campagna elettorale. Le alleanze prima dei temi. I nomi prima delle promesse. Sembrava che tra Lombardo e la Meloni le cose andassero bene. Fino a un paio di settimane fa, quando Fratelli d’Italia ha svelato il suo simbolo e l’ex governatore ha notato che a fianco delle due definizioni ricorrenti – Sovranisti e Conservatori – non compariva la scritta “Autonomisti”, ragion d’essere dell’alleanza. Fratelli d’Italia, puntando sull’emulazione di Salvini e sul consolidamento della sua posizione al Nord (tanto che la conferenza programmatica e il lancio della campagna elettorale è avvenuto a Torino), non è mai scesa a compromessi con la Sicilia. Sulle persone, quanto sui temi. Non una parola sulla crisi del Mezzogiorno, non una parola con l’ex presidente della Regione. Il rapporto – tranne una puntatina a Palermo per annunciare la nascita del gruppo a palazzo delle Aquile – non è mai decollato e si esaurisce in Puglia, con Raffaele Fitto: l’ex luogotenente di Berlusconi che ha accompagnato la Meloni nel gruppo dei “Conservatori e Riformisti” del Parlamento europeo, di cui lo stesso Fitto è vice-presidente.

Fin dal primo momento Lombardo – pur senza parlare mai con la Meloni, i due hanno “approcciato” per interposta persona – ha cercato di ottenere un paio di posti nella lista di Fratelli d’Italia, garantendo in cambio un certo peso elettorale. A scanso di malintesi, non è affatto certo che il partito della Meloni superi lo sbarramento del 4% a livello nazionale. Men che meno in Sicilia, che non è certo il fortino ideale. Lombardo questo elemento lo ha posto sulla bilancia sovranista, che però non avrebbe retto di fronte alla volontà di Giorgia di fare di testa propria. Soprattutto negli ultimi giorni, non appena si è saputo che Stancanelli – altro “catanese” di spessore – sarebbe piombato tra le sue braccia, a costo di rischiare l’espulsione da Diventerà Bellissima.

Ho Stancanelli, che me ne faccio di Lombardo. Così la leader di Fratelli d’Italia ha scelto di non trattare, concedendo un aut aut all’uomo di Grammichele (che non è mai stato abituato a prendere ordini da nessuno). L’unico posto “disponibile” avrebbe portato, inoltre, a una frammentazione del fronte autonomista. Fin dall’inizio sono stati in ballottaggio Innocenzo Leontini, da sette mesi parlamentare europeo al posto di Pogliese (nel 2014 fu il secondo dei non eletti in Forza Italia) che qualche settimana fa aveva annunciato formalmente il trasferimento in FdI, e Carmelo Pullara, esponente di spicco in Assemblea regionale, capogruppo dei Popolari e Autonomisti, uomo di punta nell’agrigentino. Lombardo li avrebbe voluti entrambi. La Meloni no. E così non c’è stato altro da fare che separarsi a un passo dall’altare.

La comunicazione ufficiale è stata affidata ad Antonio Scavone, assessore regionale alla Famiglia e braccio destro dell’ex governatore: “Ho notificato, per conto del movimento politico e del gruppo Autonomisti all’Ars, già mercoledì scorso ai vertici nazionali di Fratelli d’Italia, che non parteciperemo con nostri rappresentanti alla loro lista per le Europee. A liste presentate, il Movimento esprimerà il suo orientamento per il rinnovo del Parlamento europeo alla luce di riscontrate compatibilità politiche e programmatiche”. Lo stesso Lombardo, in una rara intervista concessa al sito Meridionews, ha confermato la linea del suo assessore, ribadendo che il gruppo autonomista, dopo aver letto le liste, sceglierà su che cavallo puntare. Inteso come partito, non come persona. I suoi non saranno neutrali come Musumeci. Si schiereranno, eccome. Vorranno pesare i voti. E rivalersi su chi non li ha voluti. O su chi non ha fatto abbastanza per averli.