Giuseppe Sottile

Ma l’onestà da sola
non spegne gli incendi

A che vale l’onestà quando non è sostenuta dal coraggio? Nello Musumeci sventola a ogni passo la sua bandierina di uomo moralmente inattaccabile e noi non possiamo che dargliene atto. Ma poi leggiamo su Repubblica che “mentre la Sicilia brucia, le squadre stagionali della Forestale impegnati nella prevenzione degli incendi stanno per essere messe alle porte perché non ci sono i soldi per pagarle”. L’altro ieri, messo di fronte all’inferno che si estende da Palermo a Catania, il governatore ha rilasciato una dichiarazione tanto roboante quanto inutile: “Ci vorrebbe il carcere a vita per questi piromani”. Basterebbe invece che l’immacolato presidente desse uno sguardo al disastro dei bilanci regionali e trovasse finalmente il coraggio di prendere a calci il bullo che li ha inzeppati di errori e malgoverno. Altrimenti l’onestà..

Palermo, una Santuzza
con le mani ai capelli

L’arcivescovo Carmelo Lorefice e il sindaco Leoluca Orlando hanno avuto l’infelicissima idea, per il Festino, di prendere in braccio Santa Rosalia e di costringerla a fare, su un elicottero, il giro della città. Povera Santuzza. Ha visto lo scempio delle bare accatastate, senza pietà e senza vergogna, al cimitero dei Rotoli e le sono tornate in mente le scene raccapriccianti di quattrocento anni fa, quando Palermo fu martoriata dalla peste e i cadaveri si accumulavano sui sagrati delle chiese. Ha sorvolato con disagio e disgusto le strade delle periferie sommerse da montagne di rifiuti e ha respirato l’aria malsana di quella parte del centro storico dove un assessore, meglio conosciuto come il talebano del traffico, ha dirottato auto e autobus per dare lustro alle vetrine di via Ruggero Settimo. Povera..

La vera lotta
al lavoro nero

Tre sindacalisti dell’irredimibile Sicilia lamentano in un documento la scarsa attenzione che il presidente Nello Musumeci dedica ai centri per l’impiego. Vorrebbero l’assunzione di mille addetti e nascondono la loro pretesa sotto una nuova bandiera: la lotta al lavoro nero. Fingono di non sapere che la fonte primaria del lavoro nero è quella truffa di Stato, inventata dai grillini, che si chiama reddito di cittadinanza. Se ne avvantaggiano molti poveri, ma ne approfittano picciotti di mafia e fannulloni. Se i sindacalisti vogliono veramente bonificare il mondo del lavoro devono pretendere dal governo una legge composta da un solo articolo: “Tutti i titolari del reddito di cittadinanza sono tenuti a presentarsi ogni mattina alle ore 8 presso gli uffici comunali a disposizione per lavori socialmente utili fino alle ore 13”. Tutto..

Pietà per il sindaco
Non ha tutte le colpe

Non fate i maramaldi, non prendetevela con Leoluca Orlando, il sindaco bolso di Palermo che non sa più a che santo votarsi. Abbiate pietà della sua stanchezza e del suo logoramento dietro la monnezza che ci sommerge, le tasse che ci opprimono, i servizi che non funzionano. Se proprio volete sfogarvi, arrabbiatevi con l’assessore Giusto Catania, il fanatico delle strade pedonali e delle piste ciclabili. Ha vietato la circolazione su via Ruggero Settimo senza calcolare che, per raggiungere via Cavour, auto e bus sono costretti ad attraversare via Dante, poi il budello di Via Brunetto Latini, poi via Houel e le forche caudine di via Turrisi, poi l’inferno del Capo fino a via Volturno. Per salvare i trecento pedoni che passeggiano sulla strada delle vetrine, il compagno assessore avvelena ogni..

Grillo o Conte? Attenti:
uno di loro è mascherato

Attribuite pure a Grillo tutto il male del mondo. Da oltre dieci anni avvelena la vita democratica. Ha inventato l’antipolitica, l’uno vale uno, il vaffanculo. Ha portato al governo ominicchi e quaquaraqua, asinelli e scappati di casa. Non lo perdoneremo mai. Ma attenti a Giuseppe Conte, l’ex premier che voleva prendersi il Movimento Cinque Stelle e che Grillo ha licenziato con un cinismo che solo i comici sanno trovare. Conte non è un moderato ma un uomo mascherato. Dietro il doppiopetto, che riecheggia Palazzo Chigi, c’è il peggio del populismo forcaiolo. Dietro la sua pochette si nascondono fanatici e giustizialisti: il suo consigliere è Marco Travaglio, la sua spalla è Rocco Casalino, il suo riferimento per la giustizia è Fofò Bonafede. Basta questo triunvirato per spingerci ad amare – ma..

Il governatore
dell’onestà-tà-tà

"Onestà-tà-tà". Lo slogan sul quale hanno strombazzato per dieci anni i discepoli di Beppe Grillo è diventato lo stendardo che Nello Musumeci ha impugnato ieri allo Spasimo per riproporre la propria candidatura a Palazzo d’Orleans. “Se gli alleati credono che io sia uno del clan dei corleonesi, allora faccio un passo indietro…”, ha detto enfatizzando fino al paradosso la sua immagine di “fascista per bene”. Ma non basta essere onesti e timorati di Dio per governare una Regione che ha fame e sete di progetti, di sviluppo, di idee, di rotture, di rivoluzioni. Musumeci è stato un presidente “rigido, molto rigido”, a tratti persino pavido, ma non ha varato una sola riforma, non ha saputo dialogare con gli alleati, ha affidato l’amministrazione della cosa pubblica a un bullo, arrogante e..

Ma un imputato
è per sempre…

Da sempre ci dicono e ci insegnano che le sentenze si rispettano. Poi arriva il verdetto della Suprema Corte e ti aspetti che tribunali e corti di appello non perdano più tempo e si affrettino a tirare le conseguenze. Invece no. L’imputato, inchiodato da dieci anni alla croce del sospetto, resta dentro le gabbie invisibili della macchina giudiziaria, a patire altre pene e altra gogna. E’ quello che succede a Mario Ciancio. L’editore de La Sicilia, ha riavuto a gennaio il patrimonio che gli era stato sequestrato dalle misure di prevenzione e la Cassazione ha appena pubblicato le motivazioni con le quali cancella ogni ombra: Ciancio non ha avuto alcun rapporto con la mafia, non ha fiancheggiato né boss né picciotti. Tutto risolto? No. Resta ancora in piedi il processo..

Lo schiaffo della Meloni
all’imbucato Musumeci

L’ultimo ceffone glielo ha mollato a Catania, nella sua Catania, Giorgia Meloni. Lui, il governatore della Sicilia, si è imbucato alla kermesse delle Ciminiere con la faccetta di bronzo, cercando spazio e visibilità: voleva un via libera per la sua ricandidatura. Ma lei, la battagliera leader di Fratelli d’Italia, non gli ha dedicato nemmeno un sorriso. Forte dei sondaggi che la danno vincente, lo ha trattato con glaciale sufficienza. Appena un saluto e una frase di circostanza: “Regionali? Presto per dire che cosa accadrà”. Per Nello Musumeci è un giugno da dimenticare. Roma gli ha scombinato i magheggi dell’ultima Finanziaria di cartone messa in piedi dal suo bullo di fiducia. La Corte dei Conti ha rincarato la dose, riscontrando una pioggia di errori e omissioni. La Regione è alla paralisi...

Gerenza

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