Giuseppe Sottile

Ma lor signori parlavano
di Mirri e altre scemenze

Poche ore prima della tragedia, lo stato delle cose al Comune di Palermo era il seguente: i consiglieri discutevano di quanti biglietti omaggio avrebbero potuto ottenere in cambio dello stadio Barbera consegnato, per pochi spicci, a Daniele e Dario Mirri, i due aggressivi imprenditori che hanno concentrato molti affari sulla squadra di calcio appena promossa in serie C; mentre il sindaco Leoluca Orlando si produceva in un funambolismo, ideologico e guerrigliero, contro Alberto Samonà, assessore regionale ai Beni Culturali e fanatico indomabile, in età giovanile, di ideuzze filonaziste. Per carità, la bomba d’acqua è arrivata all’improvviso e senza il preallarme della Protezione civile. Sta di fatto però che sindaco e consiglieri mercoledì non parlavano di come risolvere le tante vergogne di questa città. Ma di come servire i Mirri e..

Bulli e piritolli?
Non prevalebunt

Intanto grazie a tutti. Questo giornale piccolo piccolo – una barchetta in un mare solcato da navi di ogni stazza, dal transatlantico alla corazzata – ha superato a testa alta il secondo anno di vita. E ha tagliato il traguardo nonostante un esercito di bulli e piritolli, di leccaculisti e anime belle, abbia tentato in ogni modo di ostacolare il percorso; nonostante il governo della Regione, con i finanziamenti distribuiti sottobanco ai soliti amici degli amici, abbia turbato e continui a inquinare il sacro principio della libera concorrenza. Noi andiamo avanti. E per venire ancora di più incontro ai nostri lettori – devoti, colti, esigenti, mai banali – abbiamo ampliato lo spazio delle notizie. Quelle notizie, va da sé, sulle quali vale la pena di soffermarsi e riflettere. Tutto il..

Le lacrime arrugginite
di bullo e semibullo

Ma quando riusciremo a liberarci dei tanti farfalloni che dicono tutto e il contrario di tutto, che non hanno né pudore né rossore e imbrogliano i siciliani con quella loro furbizia da magliari? Leggi il quotidiano La Sicilia e scopri che due assessori della Regione – devoti del colonnello Nello Musumeci – piagnucolano sulla sventura di questa terra dimenticata da Dio e, soprattutto, dal governo giallorosa presieduto da Giuseppe Conte. E piagnucolando chiedono infrastrutture: strade, autostrade e ponte sullo Stretto. Ma basta sfogliare le collezioni e ti accorgi che i due sono gli stessi che l’altro ieri, per mantenere in vita i carrozzoni elettorali, hanno cancellato dal bilancio regionale gran parte delle somme destinate alle opere pubbliche, a cominciare dal porto di Gela. Lacrime di coccodrillo? No, sono le lacrime..

Il colonnello Nello
miracolato dal Covid

Lo sceriffo Musumeci ha raggiunto il suo traguardo. Un sondaggio del Sole24ore lo porta nei cieli alti della popolarità e del consenso, per l’esattezza al dodicesimo posto della Governance Poll 2020, una indagine sul gradimento dei presidenti di Regione. Evviva Musumeci, verrebbe da dire. La gente che lo ha votato ha dimenticato i disastri di una Finanziaria costruita non con i soldi veri ma con gli assegni a vuoto; ha dimenticato la frana della Cassa integrazione e pure il buco nero dei rifiuti per i quali questo governo non riesce a partorire una legge che si avvicini alla decenza. Chi lo ha votato ha visto solo le sciabolate da caporale di giornata distribuite a destra e manca mentre la paura della pandemia si stendeva su tutta la Sicilia. Il Covid..

I conti della Regione
e la parabola di Attila

Immaginate Attila, il flagello di Dio, che a un certo punto fa una nota per dire che occorre uno slancio d’amore e solidarietà verso la Santa Romana Chiesa. Qualcosa di simile sta accadendo nei piani alti della Regione dove l’assessore responsabile del disastro economico ha stilato un documento nel quale sostiene che alla Sicilia occorrono “sostegni tempestivi e forti investimenti”. Ha detto proprio così. Dimenticando, ovviamente, che se la Regione non è ancora in grado di spendere un euro del bilancio 2020 la colpa è sua e di una Finanziaria costruita da lui non per fronteggiare la crisi ma per buttare fumo negli occhi dei poveri cristi alle prese con la disperazione. Ma tant’è. Il bullo di Palazzo d’Orleans sa di essere in ritardo su tutto e di avere in..

Non hanno arrosto
e vendono fumo

Aiuto. Il bullo che siede alla destra del colonnello Nello è tornato a giocare con i conti della Regione, a prendere i soldi di qua e a metterli di là, a cancellare le somme assegnate alle opere pubbliche per dirottarle alle scuole, alla didattica a distanza, al noleggio con conducente. Lo fa per alimentare altre speranze, altre attese, per illudere altre categorie stritolate dalla crisi. Perché, comunque la giri, la verità sta nel fatto che la Finanziaria, licenziata appena due mesi fa, è un monumento al bluff, all’improvvisazione, all’arroganza, all’improntitudine. Non ci sono soldi ma assegni a vuoto. Per riempire i quali è necessaria una trattativa seria sia con Roma che con Bruxelles. Ma nonostante i numerosi viaggi di Mister Grand Hotel, la trattativa è ancora alle prime e controverse..

La trattativa, il dubbio
e il rogo dell’inquisitore

Era solo un dubbio. Si sosteneva che l’affannarsi del magistrato Nino Di Matteo nelle arene televisive possa anche avere lo scopo di forgiare l’opinione dei giudici popolari ai quali spetterà fra non molto di emettere la sentenza di appello sulla Trattativa. Apriti cielo. Letto l’articolo del Foglio, la Confraternita che fa da cassa armonica ad ogni respiro del magistrato più scortato d’Italia è andata su tutte le furie e ha incaricato il suo reverendo padre inquisitore di contrastare l’eresia e di riaffermare il dogma secondo il quale non esistono più i giudici popolari di una volta. Quelli che ora affiancano il presidente Pellino in Corte d’Assise non si lasciano influenzare dalla tv. Sono coscienziosi e decidono solo dopo avere letto le mille e mille pagine del processo. Stia attento il..

I luoghi perduti della giustizia italiana

C’erano una volta aule di tribunali e Corti d’Assise. Erano le cattedrali del diritto. Ma chi se le ricorda più? Il destino dei grandi processi si decide in tv

Il voto che merita
la ministra Azzolina

Ma a che vale richiamare la Magna Grecia? A che vale dire che la Sicilia è stata una culla di civiltà e della cultura occidentale? A che vale ricordare che non ci sarebbe la grande letteratura senza Verga e De Roberto, senza Brancati e Pirandello, senza Sciascia e Tomasi di Lampedusa? A che vale richiamare queste eccellenze se poi ti accorgi che i due ministri espressi dalla Sicilia sono Alfonso Bonafede, dj di Mazara del Vallo, assurto al vertice della Giustizia, e Lucia Azzolina, una brava ragazza di Siracusa chiamata dal gotha dei grillini a guidare, si fa per dire, il ministero della Pubblica Istruzione? La poverina ci prova, ma sembra un pulcino nella stoppia. E infatti nessuno sa come sarà la scuola che riaprirà a settembre. Nemmeno lei. Dicevano..

Ma quale Pitagora,
meglio il mago Otelma

Potevano scegliere una Finanziaria semplice e asciutta ma con numeri veri, una Finanziaria di lacrime e sangue ma con soldi cash, pochi ma spendibili. Invece quella vecchia volpe di Gaetano Armao, assessore regionale al Bilancio, si è inventato le cifre che ci sono ma non ci sono, i milioni da scrivere sulla carta ma che nessuno potrà mai incassare. Il rito della fantasia creativa si è ripetuto pure nel rendiconto quotidiano sugli effetti del coronavirus: i poveri cristi colpiti e ricoverati erano in realtà molti di meno rispetto a quelli citati nei bollettini della protezione civile. L’emergenza c’era ma era truccata. Sosteneva Pitagora, nella sua infinita saggezza matematica, che la proprietà dei numeri è la giustizia. Ma la Regione, dovendo scegliere tra il rigore della verità e il gioco delle..

Gerenza

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