Salvini e il miracolo
del santissimo Cesa

Ai leghisti che si strappano i capelli per il risultato della Sardegna bisognerebbe ricordare che non si lasciano le grandi opere a metà. Salvini aveva in mano la carta vincente e l’ha miseramente sciupata. Aveva stipulato un patto di ferro con Lorenzo Cesa ma non è stato capace di utilizzare la luce che il naufrago democristiano avrebbe potuto spargere sull’isola: una luce di coerenza e di intransigenza, di impegno civile e rigore morale, di legalità e trasparenza. Lorenzo Cesa è un sommario di virtù e Salvini avrebbe dovuto portarlo in processione per tutta la Sardegna, come una Madonnina di Lourdes. Ma ha perso l’occasione e ora non gli resta che aspettare il miracolo delle europee. A giugno Cesa moltiplicherà il pane e i pesci: sa come fare. Poi, come ogni..

La Cardiochirurgia
e l’effetto rancore

Chissà se Siracusa riuscirà a vedere nei prossimi dieci o vent’anni il nuovo ospedale. Dal cilindro di Renato Schifani sono saltati fuori i cento milioni che erano stati inghiottiti dallo stesso cilindro appena qualche mese fa. Ma le promesse del presidente della Regione sono, appunto, giochi di prestigio. E’ molto più probabile invece che in tempi brevi la Sicilia perda una importantissima struttura ospedaliera, anziché guadagnarla. Da fonte attendibile sembra che il presidente Roberto Occhiuto abbia avviato le trattative con il Bambin Gesu di Roma per riportare in Calabria la Cardiochirurgia pediatrica che era stata provvisoriamente trasferita a Taormina. Tra Occhiuto e Schifani i rapporti già non erano buoni. Il congresso di Forza Italia li ha ulteriormente deteriorati. Il governatore della Sicilia ha fatto di tutto per ostacolare l’ascesa del..

La Corte dei Conti
mai così impietosa

Sono stati gli anni della mala gestio, della finanza allegra, dello spreco, delle smargiassate, dell’impunità. Non lo diciamo noi. E’ stato detto ieri, in tutte le declinazioni, dalla Corte dei Conti, la magistratura alla quale è demandato il controllo del bilancio regionale. Dalla sanità al turismo, dall’agricoltura agli enti di sottogoverno, non c’è settore dell’amministrazione che non abbia prestato il fianco all’arbitrio e alla illegalità. L’anno più nero è stato il 2020, quando a Palazzo d’Orleans imperavano Nello Musumeci e Gaetano Armao. “Per un certo periodo – ha spiegato il procuratore generale, Pino Zingale – la Regione ha speso somme per le quali non aveva la giuridica disponibilità, dovendole invece destinare al ripiano del disavanzo”. Qualcuno pagherà? La giustizia contabile è lenta, troppo lenta. Ma, se vuole, sa essere anche..

La sanità che piace
ai patrioti arroganti

Credevamo che il più spregiudicato tra i patrioti fosse il Balilla, il cui nome resterà scolpito a caratteri d’oro nella storia delle scempiaggini del potere. Invece no. Le nomine della sanità dimostrano che sul podio dell’arroganza dovranno salire almeno altri due campioni: Ruggero Razza e Alessandro Aricò. Per dimostrare al mondo che appartiene ancora alla casta dei vincenti, l’ex assessore Razza ha imposto, a capo dell’Asp di Trapani, Ferdinando Croce, un fedelissimo che non aveva nemmeno i titoli per entrare nella rosa magica dei candidati. Mentre Aricò, per offrire un segno roccioso della propria potenza e prepotenza, ha collocato al vertice dell’Ospedale Civico di Palermo quel Walter Messina che, da manager del Cervello, era stato commissariato due volte perché incapace di utilizzare i finanziamenti milionari destinati alla sua struttura. Vinca..

Passi a Forza Italia?
Avrai una consulenza

La Confraternita dei SS. Renato e Marcello – famosi quanto i Santissimi Cosma e Damiano, protettori di Sferracavallo – hanno accolto a Palazzo d’Orleans un trovatello. Si chiama Salvo Alotta. Era stato eletto al consiglio comunale di Palermo con 873 voti in una lista incolore e insapore denominata “Lavoriamo per Palermo”. Ma si sentiva un senzatetto. E ha vagato per poco più di un anno in cerca di una famiglia dal grande cuore. La Confraternita di Forza Italia non si è lasciata sfuggire l’occasione e a settembre Alotta era già accasato. Ora, un decreto appena firmato da Schifani rivela che, in politica, tutto ha un prezzo. Il trovatello è stato nominato consulente del presidente della Regione, con uno stipendio di circa mille e trecento euro al mese. Come i chierici..

Un nuovo chierico
per Palazzo d’Orleans

La Confraternita di Palazzo d’Orleans, quella dei Santissimi Renato e Marcello, patroni di Forza Italia, si arricchisce di nuovi chierici. Non bastava Gaetano Armao, l’opaco avvocato d’affari che, dietro un compenso di sessantamila euro l’anno, cura la sacrestia – il retrobottega, stavo per dire – del presidente della Regione. Non bastava Simona Vicari, ex senatrice ed ex sindaco di Cefalù, alla quale viene pagato uno stipendio di altri sessantamila euro. L’altro ieri, dopo un noviziato durato quasi un anno, è entrato a far parte del ristretto circolo degli esperti anche Tony Scilla, riverito cacicco forzitaliota di Trapani. Era stato tra gli ultimi ad abbandonare Gianfranco Micciché e a transitare nella Confraternita dei SS. Renato e Marcello. L’attesa è stata lunga ma alla fine il miracolo si è compiuto. Sessantamila euro..

Chapeau. All’Ars
s’avanza il rigore

Chapeau. La commissione dell’Ars, chiamata a giudicare i nuovi manager della sanità, non si è lasciata intimidire dal governo e ha deciso di sottoporre a un esame dettagliato ogni nome e ogni posizione. Senza sconti. Se l’atteggiamento di rigore sarà mantenuto fino in fondo, molte delle scelte fatte da Schifani & C. potrebbero finire nel cestino dei rifiuti. Il buongiorno si è visto dal mattino quando i deputati, sia di maggioranza che di opposizione, hanno chiesto all’assessore che ha firmato le nomine, oltre ai casellari giudiziari dei vincitori della lotteria, anche una valutazione sul raggiungimento annuale degli obbiettivi. La Commissione, insomma, vuole sapere chi, tra i diciotto fortunati, ha lavorato pensando alla salute dei siciliani e chi invece ha fatto di tutto per trasformare le Asp e gli ospedali in..

Urge un giudizio severo
sui manager della sanità

Oggi gli austeri deputati dell’autorevole commissione dell’Ars, chiamati a giudicare i manager della sanità, potrebbero istaurare una nuova procedura. Ciascun membro provi a chiamare una struttura pubblica per prenotare una Tac o una risonanza magnetica o un’operazione all’utero per il taglio di un polipetto maligno. Verifichi, sulla propria pelle, quanta indecenza hanno accumulato le liste d’attesa e quale indignazione avverte un paziente quando gli dicono che il primo varco disponibile è a giugno. Il Parlamento avrebbe oggi la possibilità di decidere – sui manager delle Asp e degli ospedali – non per sentito dire ma con dati alla mano. E avrebbe pure la possibilità di replicare con un sussulto di dignità ai giochi perversi di Schifani, di Aricò e di tutti gli altri padrini della politica che si sono arrogati..

Lo sfascio avanza
Dio salvi la Sicilia

L’azienda dei trasporti, meglio nota come Ast, affonda lentamente, inesorabilmente. L’Orchestra sinfonica, altro baraccone di sottogoverno, rischia di vedersi revocare i finanziamenti perché il sovrintendente, nominato tra le incompatibilità, non rassegna le dimissioni. La sanità è un mostro ingovernabile, inafferrabile, scandaloso. Bastano questi tre esempi per descrivere la profondità di uno sfascio ormai fuori controllo. Ma chi se ne occupa? Il presidente della Regione sa solo spargere elemosine, prebende e contributi a fondo perduto. Gli assessori non si vedono e non si sentono e quei pochi che si muovono preferiscono coltivare i propri orticelli. Non si intravede un’idea, un progetto, un colpo d’ala. Palazzo d’Orleans e Sala d’Ercole non sono più due santuari della politica ma due costose residenze a disposizione di una casta bramina. Dio salvi la Sicilia.

Piersilvio e Bianchina
Un azzardo, due disastri

L’hanno pagata a peso d’oro perché lei - Bianca Berlinguer - gli ha fatto credere che avrebbe portato nella cattedrale del centrodestra il venticello caldo e rassicurante della sinistra. Ma, una volta firmato il contratto, Bianchina si è spinta oltre e ha trasformato il talk-show di Retequattro in una sala d’accoglienza per combattenti e reduci dell’anti berlusconismo. Un azzardo. Che ha finito per spaventare un pubblico addestrato per lungo tempo ad applaudire Porro, Sallusti, Del Debbio, Giordano e tutti i venerati guardiani della rivoluzione meloniana. L’innesto non poteva che rivelarsi innaturale e i dati d’ascolto non potevano che scivolare sotto il tre per cento. Un disastro per Bianchina. Ma anche per Piersilvio Berlusconi che in nome del pluralismo - o per un punto di share in più - ha aperto..

Gerenza

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