Matteo Renzi è tornato. Forse non è mai andato via. E’ in giro come sempre, mentre dentro al Pd si consuma l’ennesima battaglia fratricida fra candidati al congresso (domenica si vota per le Primarie). Lui no. Gira per teatri e librerie, e ieri ha fatto tappa a Catania e Palermo. Un doppio appuntamento per presentare “Un’altra strada”, la sua ultima fatica letteraria. L’ex presidente del Consiglio si è appena ripreso dalla botta – durissima – che i giudici hanno inflitto ai suoi genitori, posti ai domiciliari per una questione di fatture false. La scena politica gli è scivolata lentamente sotto il naso, ma lui prova a riemergere, attaccando i nemici di sempre. Da un lato i Cinque Stelle, dall’altro Salvini: “Io ci credo all’Italia anche se c’è Toninelli ministro, evidentemente sono un ottimista nato. Di Maio che dice che ha abolito la povertà, però, è da 118”.

Le battute sono sferzanti, le caricature incalzano. Ha imparato a subire sulla propria pelle. Ora che è fuori dal grande giro – in realtà è senatore della Repubblica in carica – trova il modo di esprimersi, lontano dal politically correct: “Il populismo è un palloncino. Basta uno spillo piccolo e si buca – ha detto Renzi nella tappa di Palermo (ha trovato sale gremite ovunque) – Occhio a pensare che questi abbiano un consenso per sempre. Il consenso è molto volubile. Credo che nei prossimi mesi si confermerà il trend devastante per i 5 stelle che colpirà anche Salvini”. L’ex presidente del Consiglio, accompagnato dal segretario regionale “dem” Faraone, ma anche da Luca Sammartino e da Valeria Sudano, si è soffermato sui risultati ottenuti dalla Sicilia con il suo governo e sul tema delle migrazioni: “Cento anni fa gli immigrati eravamo noi in America. Per i migranti morti in mare la pacchia non è finita, semmai non è mai iniziata. Noi abbiamo messo soldi per salvare le vite e anche per recuperare i morti a mare, non rinnego nulla anzi sono orgoglioso”. Ora è fuori dal giro, ma un domani chissà. I motori sono sempre caldi.