Che ci volete fare, è renziano. E come tutti quelli che si arrabattano in politica avrà anche qualche peccatuccio da farsi perdonare. Ma Davide Faraone merita un applauso: non fragoroso, non da spellarsi le mani, ma un timido segno di compiacimento, quello sì. Da quando i suoi avversari interni tentano di metterlo fuori gioco il segretario regionale del Pd batte in lungo e in largo la Sicilia: scoperchia il pentolone maleodorante delle discariche che inquinano il territorio; vola a Lampedusa per dare conforto ai quaranta diseredati della Sea Watch che Salvini tiene all’addiaccio; e lunedì inizierà, sotto il sole di luglio, una marcia di novanta chilometri, da Ragusa a Catania, per dire al mondo che il governo gialloverde lascia la Sicilia a piedi. Mentre il governatore Musumeci si rintana sempre più nei giochi di palazzo, Faraone almeno si muove. Non è poco.