Alessandro De Angelis per HuffPost

Elezioni. Nel Pd si sbatte Elly, gli altri fermi sulle poltrone

Fuori ha una sua vitalità Elly Schlein, forse l’unica del suo partito che sta facendo campagna elettorale sul serio. Pare una trottola tra i borghi sperduti dell’Abruzzo e la Sardegna profonda, Mosciano e Oristano, Guardiagrele e Ghilarza. E l’agenda registra tre tour, ognuno con sette appuntamenti da una parte, e quattro, in due settimane, nell’Isola che va al voto domenica. Massì, diciamocelo, almeno è più viva di quel caciccato (da cacicchi, definizione non del tutto amichevole data da Massimo D’Alema ai sindaci) che l’attende con le scartoffie in mano per chiedere il terzo mandato dopo un bel Cencelli sulle liste, specialità della casa. Magari lo fa per necessità, perché Elly Schlein ha capito che queste urne pesano eccome. Per Giorgia Meloni, che misurerà il suo momento Caligola (l’imperatore che nominò..

Salvini gira a vuoto attorno a se stesso. Evaporando

Sembra la postura dell’uomo forte, che ancora conta e incide qualcosa, amplificata dai titoloni guadagnati con lo spartito della disumanità. O almeno è questo quel che vuole trasmettere Matteo Salvini col suo messaggio cattivo all’Italia cattivista, sperando che voti e che lo voti. E poco importa che Ilaria Salis non prese d’assalto i gazebo della Lega: “Non può insegnare”, che poi non c’entra niente, ma va bene così, nel tentativo di scavalcare a destra non solo Giorgia Meloni ma financo Victor Orbán. E si potrebbe scrivere un trattato, ma non è neanche una notizia, su questa storia per cui si chiede riservatezza e garantismo per le inchieste domestiche mentre valgono il guinzaglio e chiave buttata per gli attivisti dei centri sociali. Sembra, dicevamo, perché in verità Salvini è un prigioniero,..

La via dell’Africa è giusta,
il problema è percorrerla

Brutalizzando la sintesi: il famoso piano (Mattei) non c’è ancora, come non c’è stato finora nonostante i ripetuti annunci, se per piano s’intende un elenco di progetti concreti, accordi siglati, cronoprogrammi, stanziamenti. Però la cornice politica assunta è quella giusta: l’idea cioè che il futuro dell’Europa, come opportunità, si gioca in Africa, a maggior ragione nella fase storica segnata dalla guerra in Medioriente e dall’offensiva di Vladimir Putin, che ne ha fatto il secondo fronte della sua guerra asimmetrica. E l’idea che l’Italia possa e voglia esercitare, in Europa e come cerniera mediterranea, un ruolo, per collocazione e vocazione. Continua su Huffington Post

Il ringalluzzito Conte si gusta
l’oggi e si pregusta il domani

Anche se silenzi l’audio, lo capisci dal linguaggio del corpo, dalla mimica anche un po’ piaciona e compiaciuta di chi sta giocando come il famoso gatto col famoso topo. Se ascolti poi questa conferenza stampa di Giuseppe Conte, capisci anche quanto il gatto sia particolarmente ringalluzzito. Lasciamo stare ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Analisi tecnica: il Pd lo rincorre sull’Ucraina, ma su quel terreno non intacca il suo monopolio del pacifismo senza se e senza ma contro “ogni carneficina”, Medio Oriente compreso, olé; su Matteo Renzi e Carlo Calenda, i “soldi” dell’uno e il “turbocapitalismo” dell’altro, le parole sono grillismo puro, olé; sulla questione morale, politica compromessa, lobby, aria da ruberie, “clima da restaurazione”, evoca le “monetine”, olé. E soprattutto sulla “truffa” delle candidature di Giorgia..

Schlein alle europee? La febbre elettorale rianima il Pd

Mica male questo tormentone della candidatura di Elly Schlein alle Europee, classica storia di un mondo capovolto. Capovolto come il fatto che un leader dell’opposizione, già in discussione di suo, non si impone come “sfidante” per forza propria, ma sia scelto nel ruolo dalla presidente del Consiglio. Perché, da che mondo è mondo, uno non si sceglie un competitor che lo impensierisce. Se lo trova e basta. Capovolto come la reazione di fronte all’invito, perché la sfidante prescelta avrebbe potuto, da subito, risfidare, in un senso o nell’altro. Dando comunque un segno di vitalità. Ipotesi A: denunciare, con postura sicura e voce vibrante, la “finzione” di un premier che trasforma le Europee in un sondaggio nazionale (sempre meglio che governare) rivendicando l’alterità di chi rifiuta l’andazzo. E l’impegno a candidare..

Sergio Mattarella: un inno laico
contro la guerra e la violenza

La pace è l’assillo di Sergio Mattarella, con una guerra nel cuore dell’Europa e una nel vicino Medio Oriente che generano un “odio destinato a durare oltre la fine del conflitto”. Che non vuol dire generica deposizione delle armi, “neutralità” o “indifferenza”, rimuovendo ragioni, torti e anche reazioni sproporzionate rese plastiche dai profughi di Gaza. La pace chiama in causa il “realismo”, le responsabilità degli Stati, la loro capacità di respingere la logica di “competizione permanente” e di costruire una “società fondata sul rispetto delle persone” e sul rifiuto della “violenza” nel “sentimento delle nuove generazioni, nei gesti della vita di ogni giorno, nel linguaggio che si adopera”. Continua su Huffington Post

Sergio Mattarella vola alto,
al di sopra delle trappole

Traduzione, concisa e immediata, dell’alato discorso alle Alte cariche, tradizionale appuntamento pre-natalizio di auguri ai vertici dello Stato: Sergio Mattarella ha voltato al di sopra di tutte le trappole tese, con una certa scientifica meticolosità, da destra e da sinistra. Chi, come Ignazio La Russa, dice che ha troppo potere - anzi peggio: che ha esondato rispetto ai poteri perimetrati dalla Costituzione - rendendolo un bersaglio; chi, come il Pd, lo ha già reso una bandiera della pugna contro la riforma personalizzando, con l’utilizzo del suo nome, la difesa dell'istituzione, ed è evidente l’intento di sfruttarne, a proprio vantaggio, popolarità e consenso. Continua su Huffington Post

Draghi buono, Draghi cattivo. Vieni a cambiare la Meloni

Contrordine: “Non era un attacco a Draghi”, dice Giorgia Meloni nella sua replica a palazzo Madama. Per poi arrampicarsi sullo scatto incriminato come su uno specchio con le mani bagnate, perché “ho sempre apprezzato la sua fermezza sull’Ucraina, ma non si riduce a una foto”. E allora se ne deduce che altri erano i leader in posa, peccato che non se ne trovino tanti su un treno per Kiev con Olaf Scholz e Emmanuel Macron. Insomma, ci siamo capiti. Se la politica fosse quella di una volta, fatta di parole pesate (e mai causali), di smentite artate, di retropensieri tattici, si potrebbe discettare a lungo di questa intemerata su Mario Draghi da parte di Giorgia Meloni e della sua successiva correzione. I retroscenisti sarebbero applicati a decrittare il “segnale”, il..

La scossa emozionale di Crosetto
il complotto dei giudici è rinviato

Ecco, è perfetto: le due notizie di giornata sono apparentemente diverse e non legate da nessun filo. Una racconta dell’ennesima tenzone alla Camera, dove Guido Crosetto ha provato a mettere una toppa sulla sua bombastica intervista contro i giudici. L’altra racconta dell’ultimo documentato rapporto Censis, che fotografa un paese di “sonnambuli”, magistralmente analizzato qui da Fabio Martini. Da un lato la cosiddetta “guerra”, “guerriglia”, “complotto”, “complottino” sulle toghe, dopo una settimana di bulimia sul tema, dall’altro un paese in declino, invecchiato, senza aspirazioni. La verità è che il nesso c’è, eccome. Nel senso che il film proiettato nella sonnacchiosa aula del Parlamento è la rappresentazione icastica del paese di sonnambuli, la cui ordinarietà è un dormiveglia. Sonnacchioso e poco vigile nella dimensione di un eterno presente vive di “scosse emozionali”..

Mattarella su Kiev è molto più
maturo della Nato e dell’Europa

Ci voleva Sergio Mattarella a ricordare, nel corso del vertice di Arrajolos a Porto, i fondamentali di questa storia: il dramma di un popolo, la vera posta in gioco del conflitto in Ucraina e i doveri delle classi dirigenti occidentali. Sono parole forti, quelle del capo dello Stato sulle “vite stroncate, la distruzione, le risorse bruciate in armamenti” e sul il rischio che, senza il doveroso sostegno a Kiev, la guerra avrebbe avuto (e avrebbe) esiti imprevedibili. Non dissimili dal quelli del Secondo conflitto mondiale scatenato, anch’esso, dall’aggressione a un popolo sovrano nel cuore dell’Europa. Continua su Huffington Post

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