Calogero Pumilia

La sinistra se n’è fatta una ragione: ora datele un Ponte

Debbo confessare che sul Ponte non ho mai avuto una posizione chiara e definita, oscillando tra un rifiuto aprioristico che mi ha conciliato con la forza politica nella quale milito e l'apprezzamento di una proposta che, in fondo in fondo, non mi è mai parsa totalmente strampalata. Non ho potuto del tutto evitare lo scontro che, per decenni, ha caratterizzato una sorta di gioco insulso che non si è concluso né con la posa della prima pietra dell'opera, né con il suo abbandono. Da decenni il pendolo del confronto, piuttosto che su aspetti morfologici, su quelli relativi al rischio sismico e alle mutazioni ambientali, ha oscillato tra scelte ideologiche contrastanti, tra questioni di fede diversa, tra tifoserie contrapposte. Sul Ponte si sono misurate e in qualche modo continuano a farlo,..

Il Pd, l’avvitamento grillino e un’intesa quasi impossibile

A Roma non c’è accordo tra Movimento cinque stelle e Partito democratico. Non c’è accordo in nessun’altra delle grandi città nelle quali si voterà in autunno. Ognuno per sé e tutti per la destra. Enrico Letta ha cercato l’alleanza con i grillini finendo sul muro di gomma di una realtà acefala, opaca, impigliata in incomprensibili e paradossali vicende che rischiano di diventare anche giudiziarie, prigioniera di una società privata che, da anni, condiziona la più grande forza parlamentare e di riflesso le istituzioni del Paese e con un “garante” che ha necessità di qualcuno che “garantisca” lui, aiutandolo a ritrovare un normale equilibrio mentale. Malgrado il Movimento abbia mostrato da tempo di non essere in grado di compiere una scelta diversa da quella dell’arrocco nella speranza di tenere ciò che..

Livatino diventa beato.
Quando la parola è al
servizio della legalità

Oggi, nella cattedrale di Agrigento, Rosario Livatino sarà proclamato beato. La Chiesa ha riconosciuto che il giovane magistrato, ucciso dalla mafia nel settembre del 1990, ha subito il martirio “in odio alla fede” e pertanto lo eleva, come usa dirsi, agli onori dell’altare, lo propone come straordinario testimone dei valori evangelici che fortificarono il suo senso del dovere e il suo ruolo di tutore della legge. Dopo Giuseppe Puglisi, la Chiesa siciliana indica un’altra vittima della criminalità organizzata come modello al quale ispirarsi, e insieme consolida una precisa scelta di campo, ribadendo l’assoluta incompatibilità tra l’insegnamento evangelico e la violenza, tra la partecipazione alla vita religiosa e l’appartenenza a quella che un tempo veniva chiamata “l’onorata società” o semplicemente l’indifferenza nei suoi confronti. Da molti anni la realtà ecclesiale è..

Regione. Il governo Mattarella e un omaggio alla verità

Per questa prima “Finestra sulla storia” prendo spunto da un lungo servizio sulla guerra di mafia che divenne terrorista, pubblicato ieri, venerdì, su un quotidiano nazionale. Nella ricostruzione dei tragici anni nel corso dei quali le stragi insanguinarono la Sicilia e non solo, la scelta di Cosa Nostra viene collocata in un contesto che va molto al di là della dimensione isolana e dell’esclusivo protagonismo della criminalità organizzata. Le argomentazioni sono interessanti, ricorrenti e tuttavia ancora attendono riscontri perché passino dal campo delle ipotesi a quello della verità storica, essendo state, peraltro, ritenute non attendibili in tutti i passaggi giudiziari. Ma non è su questo che voglio soffermarmi. Mi interessano due riferimenti alla politica di quel tempo, che seguono il filo consueto di molti dei racconti che si sono ormai..

Dopo di lui il diluvio. Miseria e nobiltà del sindaco Orlando

Le elezioni comunali di Palermo della prossima primavera avranno un’importanza del tutto particolare. Esse riguarderanno il capoluogo dell’Isola, che, ormai da molti anni, ha assunto un ruolo emblematico nel panorama politico non solo nazionale, si svolgeranno a pochi mesi dal rinnovo dell’Assemblea regionale e poi del Parlamento nazionale e, infine, con quella scadenza, si chiude la lunga storia di Orlando nel ruolo di sindaco, anche se non si può escludere che continuerà in forme diverse. Alla luce di queste premesse, si capiscono, almeno in parte, le recenti fibrillazioni del consiglio comunale e la conseguente rottura tra Italia Viva e il primo cittadino. La fine della sua permanenza a Palazzo delle Aquile apre una fase nuova e crea spazi finora inesistenti, che alimentano aspettative e ambizioni favorite anche dalla convinzione che..

Da Fava a Forza Italia: un possibile scenario per la Regione

L’autocandidatura di Claudio Fava alla presidenza della Regione ha aperto una utile finestra sulla scadenza, ancora lontana, della attuale legislatura. Manca un anno e mezzo alle prossime elezioni e tuttavia è opportuno che si cominci a ragionarne. Del resto, all’interno dei partiti che sorreggono la giunta Musumeci, da tempo è iniziato un confronto, anche molto duro, sulla scelta del candidato alla presidenza e di conseguenza sulla leadership dell’alleanza. Fin dall’inizio, dall’autunno del 2018, le tensioni nel governo e tra le forze che lo sostengono hanno accompagnato una azione politica e amministrativa faticosa e priva di una precisa direzione, che ha tentato di fronteggiare una realtà drammatica, resa ancora più insostenibile dalla pandemia, con strumenti di ordinaria amministrazione. In Assemblea, malgrado la consistenza numerica della maggioranza, consolidata, peraltro, dai renziani e..

Iene e sciacalli. La lingua disperata di chi è rimasto solo

Quando iene e sciacalli “brindano sulle disgrazie della collettività” e accerchiano il governo della Regione che non ha nulla, proprio nulla da rimproverarsi per la gestione della pandemia, viene voglia di urlare, come fa Musumeci, tutta la rabbia contro l’opposizione per un comportamento inqualificabile e privo di ogni fondamento. Una opposizione che si attarda a speculare sui morti “spalmati”, sui numeri ballerini, sulla esigua percentuale degli ultra ottantenni vaccinati, sul grande numero di quanti hanno saltato la fila, su una indagine della magistratura che ha costretto alle dimissioni l’assessore regionale alla sanità ed ha portato in carcere alcuni burocrati, è una opposizione del tutto “irresponsabile”. Poi, se una parte di essa, nella precedente legislatura, ha sostenuto il governo Crocetta, non ha alcun titolo per parlare. Da giorni viene richiamato il..

Quelle parole ricordano lo sconcio odore dei monatti

È probabile che non abbiano riflettuto sul significato delle parole, che non si siano resi conto del loro tragico peso, che le abbiano pronunciate con leggerezza, come si fa, a volte, tra persone che lavorano insieme, stressate dall’impegno gravoso che affrontano giorno per giorno. Per mesi hanno cercato di apparire efficienti, hanno provato ad offrire alla Giunta argomenti per respingere le ripetute polemiche delle opposizioni, per rivendicare gli ottimi risultati raggiunti e mettere, perfino, sotto accusa il governo nazionale. Immaginavano, ridipingendo arbitrariamente una tragica realtà, di preservare la Sicilia dalla collocazione nella zona rossa. Ma le parole spesso assumono un valore che va al di là della volontà di chi le pronuncia, del loro stesso senso letterale. A volte diventano di per sé oscene. E in effetti c’è qualcosa di..

Fenomenologia della transumanza. Cifre e possibili rimedi

Sono stati due siciliani gli ultimi protagonisti della transumanza politica di questi giorni. Alla Camera dei Deputati il 101esimo parlamentare ha lasciato il Movimento Cinque Stelle, dove era approdato, attraverso un misterioso percorso, dalla sua esperienza nella sinistra democristiana. Egli, aderendo al gruppo misto, ha dichiarato di averlo fatto “nell’interesse reciproco (suo) e del Movimento”. Dal che si capisce che la scelta potrebbe essere avvenuta nel “suo” interesse, non essendo per nulla chiaro quale possa essere stato quello del Movimento, che continua a sfaldarsi con un ritmo impressionante. Ad oggi, con il “nostro”, naturalmente il conto va costantemente aggiornato, il numero dei parlamentari che, in tre anni, hanno cambiato casacca è arrivato a 199, 126 deputati e 65 senatori. Dopo i grillini, è stato il Pd a perdere il maggior..

Quel che resta della strepitosa vittoria dei Cinque Stelle

Lo scatto fotografico che ritrae i parlamentari Cinque Stelle appena eletti al Senato e alla Camera nel 2018 e quelli all’Assemblea nell’anno precedente, dà il senso di una vittoria di proporzioni eccezionali. A rivedere quella immagine, si scorge che sono tanti, al punto che a stento entrano nell’obiettivo. Sono 73, 53 parlamentari nazionali e 20 regionali. Con oltre il 48%, di poco sotto solo al 54 del collegio uno della Campania, i grillini avevano conquistato il Mezzogiorno e la Sicilia, arrivando a Siracusa a superare il 60% e vincendo in tutti i collegi uninominali. Il successo fu così straripante da mancare il numero di candidati sufficiente a coprire quello degli eletti, un evento mai verificatosi in Italia. I grillini erano arrivati vicini al 49,34% – il famoso 61 a zero..

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