Maria Pia Farinella per Il Foglio

Ma l’Ape Maio
è già diventato
un calabrone

L’Ape Maio. L’insostenibile leggerezza della giovane ape protagonista dell’infanzia televisiva dei nostri figli che si fa soggetto politico. Con l’operoso insetto che vola nel simbolo accanto al nome del nuovo partito: Impegno civico. E sopra il cognome del ministro degli Esteri, Di Maio, a cui è riservato il corpo tipografico più grande. Vola, vola verso l’alto, l’ape. Le alucce a formare un cuore, verso la meta contenuta in un logo rotondo più piccolo. Quasi una miniatura. Manco a farlo apposta in gergo viene chiamato “pulce”, proprio come l’insetto. La “pulce” è l’inserimento nel simbolo che verrà stampato sulla scheda elettorale dell’emblema di un partito già esistente. Un partito già esentato per legge dalla raccolta delle firme.  Che, come è noto, assieme alle molte incombenze burocratiche, deve essere attuata almeno un..

Lo zibaldone dei migliori
e la lezione di Voltaire

Dai migliori il meglio. C’è un concetto antico come l’uomo che in linguistica è stato teorizzato come ipotesi di Sapir-Whorf. Secondo questa ipotesi il modo di esprimersi determina il modo di pensare. C’è una connessione diretta tra la lingua che si parla e la realtà che si percepisce. E viceversa. Fino all’incapacità individuale o collettiva, anche di un intero popolo, di sapere cogliere elementi della realtà perché mancano le parole per esprimerli. “I limiti del mio linguaggio indicano i limiti del mio mondo”, diceva Ludwig Wittgenstein, uno dei filosofi più autorevoli del Novecento. Dopo avere messo le mani avanti con dotte premesse, desueto “introibo ad altare Dei”, confortiamoci con un florilegio di dichiarazioni del miglior governo che l’Italia abbia mai avuto, nonostante i tempi siano tra i peggiori. Cominciamo dal..

Erdogan, i curdi
e l’Occidente: storia
d’amore e tradimenti

Whatever it takes. Che è il motto sul blasone di Draghi. Anche a costo di recarsi con mezzo governo italiano in Turchia e farsi ritrarre in attesa di essere ricevuti da Erdogan, il sultano della Nato, quello che fa il bello e il cattivo tempo nei paesi confinanti del Medio Oriente, Siria e Iraq soprattutto, ma pure in Nord Africa, nella Libia delle milizie tribali. La prossima settimana Erdogan si incontrerà a Teheran col presidente della Federazione russa Putin e con quello dell’Iran, Ebrahim Raisi. In programma un vertice sulla Siria e colloqui bilaterali sul conflitto in Ucraina. Erdogan è uno che sa il fatto suo. Ha già insediato truppe oltre frontiera. Ha occupato di fatto territori siriani o iracheni. Per non parlare della questione dei curdi, il popolo senza..

Santori, santoni,
propaganda e cotillon

Santoni & Santori. Propaganda & Cotillon. La danza della democratura, per dirla con Eduardo Galeano, lo scrittore uruguaiano de “Las venas abiertas de América Latina”. Uno che aveva sperimentato sulla sua pelle che talvolta la democrazia può convivere con la dittatura, mescolarsi in una sola parola. Fino ad arrivare ad una data fatidica, il punto di svolta del modello di sistema politico. Lui che aveva vissuto di persona il golpe militare in Uruguay nel 1973 e poi quello dei generali in Argentina nel 1976.  E che per due volte era finito nella lista nera dei condannati dagli “squadroni della morte”. Noi il cotillon della democratura lo vediamo in tv. Ballando con stelle scadenti che già a guardarle danno la misura dello spirito del tempo. E anche del luogo. In Italia..

Biden, Kissinger
e altri. L’età
del rimbambimento

L’età del rimbambimento. Che non è senescenza dovuta a invecchiamento e a decadimento delle facoltà mentali. O almeno non soltanto quella. L’era del rimbambimento è oggi. Hic et nunc, in tutto l’Occidente. Sono le rughe di un’epoca che da anni celebra la sua fine come fosse eroica. E invece ormai è giunta al punto di raccontarsi col fiato corto del “pensiero unico”, che è la negazione della complessità dell’esistente. Un manicheismo ipocrita e occhiuto applicato alla realtà. Con sprezzo del ridicolo. Manco fosse l’Inquisizione. Solo così si spiega il protocollo - o la narrazione intorno al protocollo, fa lo stesso - sulla “vigile attesa” come linea guida per contrastare l’insorgere di una malattia. Attesa di che, esattamente? E noi che dopo due anni attendiamo ancora di sapere cosa è successo...

La cultura del sottosopra
sta nella moglie
per finta di Adriano

La cultura del sottosopra. Che ha esempi illustri, per carità. Basta saperlo. Le favole a rovescio di Gianni Rodari, per esempio. Che sono teoria e arte dell’invenzione, “Grammatica della fantasia”, come il maestro elementare Rodari scriveva nel suo saggio più noto. Un salto nell’immaginazione fatto apposta per capovolgere la visione del mondo. Che succede se “un povero lupacchiotto porta alla nonna la cena in un fagotto” o se “Biancaneve bastona sulla testa i nani della foresta”? Erano gli anni Settanta e Rodari si poteva permettere di ribaltare il cattivo di turno e perfino di maltrattare le donne. Fosse anche una soave principessa già orfana di madre e vessata a morte dalla malefica matrigna. All’epoca di “politicamente corretto” non si parlava proprio. Figuriamoci di americanate come la “cancel culture”. Ancora eravamo..

Ovvietà o banalità? La prevalenza dell’inutile

Ora che Papa Francesco ha scompaginato le carte a modo suo ed è quasi assurto alla categoria dei filoputiniani per aver fatto notare che “l’abbaiare della Nato alle porte della Russia” non poteva restare senza conseguenze, bisognerebbe fare tutti una riflessione sulla prevalenza dell’inutile, “il Banal Grande” che è segno distintivo di questi tempi travagliati. E poiché l’inutilità è “lo svantaggio implicito nel superfluo”, lo dice il dizionario, bisognerebbe ripensare alle sottigliezze di Aldo Moro che amava marcare la differenza tra semplificare e banalizzare. “Semplificare significa togliere consapevolmente il superfluo; banalizzare significa togliere inconsapevolmente l’essenziale”, ricordava Aldo Moro. Il quale, però, era leader della politica in un’altra Italia, un‘era geologica fa, quando nelle scuole si faceva ancora il riassunto per imparare ad andare al nocciolo della questione. Un esercizio di..

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