Giuseppe Sottile

Chi aiuta la Sicilia
di lava e di miele?

Che Sicilia troveremo tra sei mesi, quando questa immane tragedia sarà passata? Siamo di fronte a un vulcano in eruzione ed è difficile prevedere quali colate di lava travolgeranno paesi e campagne. E’ certo però che nessuno, soprattutto dalle nostre parti, ha provato finora a gettare uno sguardo oltre l’emergenza. Il presidente Musumeci e l’assessore Razza fanno di tutto per attrezzare i presidi ospedalieri. Ma poi? Da qui all’estate affioreranno le ferite più strazianti: vedremo le macerie del turismo, la disperazione degli stagionali, la decimazione dei precari, la disfatta degli autonomi. Basterà il patriottismo caramelloso, un canto dai balconi o lo sventolio del tricolore per dirci che tutto tornerà come prima? La Sicilia “di lava e di miele” è una bella immagine letteraria. La inventò Gesualdo Bufalino. Ma la realtà..

Ma il virus cambia
la mappa del bisogno

Lo diciamo con tutto il rispetto di chi non aveva da mangiare e cercava cibo per sé e per i propri figli; di quelli che non avevano una casa e cercavano un tetto sotto il quale dormire; di quelli che la malasorte aveva gettato nella disperazione e cercavano di riconquistare un minimo di dignità. Ma a fronte di chi aveva reale bisogno di aiuto, c’era anche una fascia di furbi che un lavoro – faticoso, disagiato, nero, precario – comunque l’aveva e lo ha abbandonato per distendersi su un divano e incassare il reddito di cittadinanza. Da oggi, a causa del coronavirus, ci saranno da un lato gli operai licenziati o messi in cassa integrazione, i lavoratori autonomi che nessuno paga, gli albergatori con le cambiali in scadenza. E dall’altro..

Se tra Salvini e Renzi
il più credibile è Fiorello

La verità più sgradevole si nasconde spesso in un dettaglio. Fateci caso. Non è Matteo Salvini, con la sua boria e la sua popolarità, che vi invita dai teleschermi a restare a casa, a osservare con puntiglio e senso civico le direttive emanate dal governo per fronteggiare l’avanzata maledetta del coronavirus. Non è Luigi Di Maio, con i suoi sorrisetti finti e affettati, che vi consiglia di starvene a casa per evitare un dilagare insensato del contagio. E non è Matteo Renzi, con le sue prediche arroganti e spocchiosette, che vi suggerisce un galateo dell’emergenza. No. A parte Giuseppe Conte, chiamato a quel ruolo da un gravoso dovere istituzionale, nessun altro uomo politico sente di avere la credibilità necessaria per parlare al popolo e convincerlo della necessità di fare i..

Ce la caveremo?
Spes contra spem

Chi ci salverà? Il coronavirus avanza. Inesorabile. Le strutture sanitarie resistono, ma fino a quando? Chi ci governa non tiene più in pugno la situazione: semina panico, allarme e soprattutto confusione. Le scene che si sono viste ieri sera alla stazione di Milano spingono il paese verso una malinconia collettiva, verso una sfiducia generalizzata, verso una inquietudine di massa. Chi ci salverà? Il premier Conte, il ministro Speranza, il malmesso Zingaretti, l’insicuro Musumeci? Crederemo ancora alla favola scellerata dell’antipolitica o della decrescita felice? Precipitiamo verso il fondo senza mai toccare il fondo. Viviamo in un clima penitenziale. Respiriamo un’aria di grande guerra. Le parole che usiamo – coprifuoco, zona rossa – rivelano che siamo in stato di assedio, accerchiati da un nemico invisibile. Ce la faremo? Sì, ce la faremo...

Se anche Orlando
somiglia a Crocetta

Non sempre basta un gioco di parole per cambiare faccia alla realtà. Pure i bambinetti dell’asilo sanno che l’inchiesta della procura sugli scandali dell’Edilizia privata al Comune di Palermo è stato un brutto colpo per la credibilità del sindaco Leoluca Orlando e per la sua storia di paladino dell’antimafia. Ma lui la vede diversamente. Dice che il blitz, con sette arresti, è stato “un fascio di luce”: gli ha fatto vedere ciò che per trent’anni lui non aveva visto. Di conseguenza è passato, come se nulla fosse, al rimpasto. Ha segato Arcuri e lo ha rimpiazzato con Di Dio, ha nominato due nuovi assessori, quello che era sotto lo ha messo sopra e quello che era sopra lo ha portato sotto. Ricordate? Fare rimpasti era l’esercizio più amato da Rosario..

Ciò che il sindaco
non ha saputo fare

La prima tentazione sarebbe quella di risuscitare il fanatismo gesuita che il giovane Leoluca Orlando, negli anni dell’antimafia chiodata, aveva scolpito in una formula acida e screziata: “Il sospetto è l’anticamera della verità”. Ma sarebbe un esercizio sterile. Giustizialista, appunto. L’inchiesta della Procura sul comitato d’affari che aveva messo le tende dentro il comune di Palermo ha già scoperchiato un pentolone maleodorante di intrighi e mazzette; ha assegnato le prime colpe e le prime responsabilità; ha sfiorato Emilio Arcuri, antico sovrastante dell’Edilizia Privata, ma ha lasciato indenne il sindaco che da oltre un quarto di secolo governa questa infelicissima città. Eppure non ci si può fermare al fatto giudiziario. Orlando ha avuto trent’anni di tempo per ripulire il Comune delle vecchie croste cianciminiane. Non l’ha fatto. Non l’ha saputo fare.

La danza di Orlando
attorno ad Arcuri

Nel comune di Palermo governato da Leoluca Orlando, immacolatissimo campione dell’antimafia chiodata, è successo dell’incredibile: un comitato d’affari avrebbe piantato le tende dentro l’assessorato dell’Edilizia Privata. Sette arresti. Per carità, siamo ancora nelle prime fasi dell’indagine ma Orlando una spiegazione deve darla. Al suo fianco c’è stato da sempre Emilio Arcuri. Che, manco a dirlo, il sindaco ha riportato al vertice dell’Edilizia Privata due settimane fa. Prima lo aveva destituito e poi lo ha richiamato: prima Arcuri era buono, poi è diventato ingombrante, poi di nuovo buono. Poche ore fa, comunque, le porte girevoli si sono fermate: Arcuri, dopo avere annusato l’aria che tira, ha rinunciato. Ma la domanda resta: quale mistero nasconde la schizofrenica danza di Orlando attorno all’uomo che per vent’anni ha amministrato l’edilizia di Palermo?

Musumeci contagiato
dal virus del bullismo

Beh, una volta può succedere: chi non ha mai sbagliato scagli la prima pietra. Ma Nello Musumeci – eletto presidente della Regione perché pacato, riflessivo e di buon senso – si è rivelato all’improvviso un tipo irascibile e soprattutto imprudente. La settimana scorsa ha aggredito senza motivo un magistrato della Corte dei Conti: una gaffe imperdonabile per un uomo delle istituzioni. Ieri, trovandosi sotto i riflettori a causa del coronavirus, si è lasciato andare a considerazioni a dir poco eccessive: ha invitato i turisti del Nord a tenersi lontani dalla Sicilia. “Parole malate”, le ha definite Emanuele Lauria su la Repubblica. Ma che gli succede? Delle due l’una. O si prende atto che lui il governatore non lo sa fare, oppure si scopre che l’impresentabile assessore, con il quale divide..

Coronavirus, è l’ora
di abbassare le luci

Chi si guardò si salvò. Mai smentire il vecchio proverbio, ma forse è venuto il momento di guardare al coronavirus con un supplemento di razionalità. La Cina dice che la carica aggressiva del contagio si sta attenuando. Le statistiche dicono che, per l’80 per cento, si esce dall’infezione senza gravi conseguenze. L’indice di mortalità dimostra che le vittime stroncate dal male avevano quasi tutte una certa età e situazioni patologiche già molto compromesse. Probabilmente ha ragione chi sostiene che siamo di fronte a un’epidemia poco più selvaggia delle normali influenze stagionali. Domanda: e se cominciassimo ad allentare la morsa dell’allarmismo e a prendere atto che la situazione non è poi così grave come si vuole fare credere? Attenzione: se non si riduce la febbre da panico, va in fumo la..

La sanità pubblica
alla prova del fuoco

Nessuno più di noi ha apprezzato i toni pacati dell’assessore Ruggero Razza e le parole rassicuranti del presidente della Regione. Ma ora è tempo di approntare hic et nunc le misure necessarie per circoscrivere e immunizzare l’ambiente dove la turista bergamasca si è mossa dopo il suo arrivo a Palermo. Gli specialisti dell’ospedale “Cervello” sapranno certamente come assistere al meglio la paziente ricoverata stanotte in un reparto già attrezzato per l’emergenza. Ma qui ed ora si vedrà se la sanità pubblica è in grado di sopportare il peso straordinario di un virus di cui finora nessuno conosce a fondo la malvagità e la capacità di espandersi. Sarà una prova del fuoco anche per chi amministra Palermo. La donna contagiata era ospite di un albergo del centro storico. Possiamo evitare oggi..

Gerenza

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