Giuseppe Sottile

Il vecchio e il nuovo
del bullismo politico

Credevamo fino a ieri che il mondo dei bulli fosse composto da un solo bullo: da quel giovanotto impomatato che Silvio Berlusconi ha portato ai vertici di Palazzo d’Orleans al solo scopo di controllare il governatore Musumeci. Ma dopo avere visto le ultime sortite di Leoluca Orlando bisogna prendere atto che i bulli in circolazione sono tanti. Il sindaco di Palermo sembra ormai incontrollabile. Se deve occuparsi dell’aeroporto di Palermo, lo fa con la spocchia del padroncino: rimuove il fedelissimo Fabio Giambrone dalla Gesap, perché si è accorto di un insostenibile conflitto d’interesse, e lo mette al riparo in una società controllata dalla stessa Gesap. E se deve intervenire sul consuntivo del 2017, un bilancio senza capo né coda, non si sofferma sui propri errori. Ma, da bullo, minaccia di..

La santità incompiuta
del sindaco Orlando

Ora che la bandiera della città sventola sulla nave Aquarius, quella che salva gli immigranti nel Mediterraneo, i palermitani potrebbero avvertire un senso di serena felicità, quella che si prova quando si fa del bene al prossimo. E potrebbero anche compiacersi con il proprio sindaco, quel Leoluca Orlando che siede a tavola con i musulmani, che danza con gli africani e che è diventato il paladino di tutti i poveri e gli afflitti del terzo mondo. Peccato però che in questo processo di beatificazione ci sia un vuoto da riempire. Il sindaco, ogni tanto, dovrebbe pure rivolgere uno sguardo misericordioso alla sua infelicissima Palermo. Perché è sacrosanto soccorrere gli sventurati che rischiano di affogare nel Mediterraneo; ma sarebbe altrettanto doveroso pensare a tutti coloro che alle prime piogge d’autunno rischiano..

Si fa presto
a dire onestà

Si fa presto a dire onestà. Perché alla fine basta un dettaglio per scoperchiare la pentola della mala politica. Prendiamo il carrozzone dell’Esa. Nello Musumeci ha deciso di licenziare il presidente Nicola Caldarone e lo ha fatto su ordine del bullo che Berlusconi gli ha piazzato accanto come sovrastante. Ha dimenticato però un dettaglio: che Caldarone, in pochi mesi, ha approvato i bilanci che nessuno, in dieci anni, si era preoccupato di approvare. La situazione era sfuggita non solo agli zelanti uffici della Corte dei Conti ma anche al bullo che, da assessore al Bilancio con Raffaele Lombardo, aveva fin da quegli anni l’obbligo di sanare ogni irregolarità. Eppure Musumeci ha ritenuto di punire Caldarone e di premiare l’assessore inadempiente, pronto – da bullo – a rimpiazzare il presidente defenestrato..

Lo strapotere
dell’ultima casta

Appartengono a una casta bramina: perché hanno un potere assoluto sul territorio; perché possono decidere se agevolare o rovinare un costruttore, un imprenditore, un albergatore, un ristoratore. E sono intoccabili: perché ai Beni Culturali non ci sarà mai un assessore in grado di muovere un’obiezione al loro operato. Essendo uomini di mondo, però, sono anche ammanigliati con la politica e bravissimi a capire da dove spira il vento. Non si spiegherebbero altrimenti le scelte, a dir poco avventate, che hanno suscitato polemiche di fuoco a Siracusa, dove è stata avallata la costruzione di un ristorante nella piazza d’armi del castello Maniace; o a Ibla, dove il costone della città è stato sventrato in verticale e in orizzontale per incastrarci un albergo di lusso. Tutto legittimo, per carità. Ma se Musumeci..

Ecco chi aspetta
la morte dell’Esa

Tremate, tremate: Musumeci si è svegliato. E si è svegliato con la scimitarra in mano per mozzare la testa del giovane Nicola Calderone, fino a ieri presidente dell’Esa, l’ente siciliano di sviluppo agricolo al quale l’implacabile Governatore della Sicilia ha promesso morte subitanea. L’Esa, secondo il perentorio auspicio del bullo che affianca Musumeci a Palazzo d’Orleans, dovrà essere sciolto. Uomini e mezzi passeranno in blocco nei ranghi dell’assessorato per l’Agricoltura; mentre i soliti furbetti del quartierino, esperti in affari con la Regione, già si preparano al colpo grosso. A loro non interessano i borghi rurali. A loro interessa l’unica perla ancora intestata al patrimonio dell’ente: ed è quel maestoso palazzo, ricoperto d’edera, che si affaccia su via Libertà, nel centro di Palermo. Quando sarà messo in vendita per essere svenduto?..

Due giustizie per Ciancio

Mentre il processo per concorso esterno cerca ancora la verità, l'antimafia mette i sigilli a giornali e televisioni

Palermo sprofonda,
l’intellettuale tace

Palermo, l’infelicissima Palermo, sprofonda. Che affogasse nella monnezza lo sapevamo già. Che affogasse nel delirio di un traffico impossibile si sapeva pure. Ma la sorpresa oggi è che sprofondano anche i conti del Comune, amministrati in maniera disastrosa da un Leoluca Orlando che, fin dalla sua elezione, ha solo dimostrato che il sindaco non lo sa fare. Sa fare in cambio tante altre cose: viaggiare per il vasto mondo, inaugurare mostre, tagliare nastri, finanziare Manifesta, presenziare alla prima del Biondo, salire sul palco del Massimo, pregare con i musulmani, indossare una maglietta rossa per Santa Rosalia, scendere in piazza per i migranti, segnalare il fascismo che avanza. Gli intellettuali – quelli che piacciono alla gente che piace – lo adorano. E allegramente tacciono. Mentre la città precipita ogni giorno verso..

Bullo che vince,
bullo che perde

Ma lo vedete? Ogni sera si presenta in tv e comincia subito a sbraitare, a sbracciarsi, a strillare, a ridacchiare, a sfottere e a insultare. Crede di essere un divo di questo populismo senza logica e senza cultura ma dopo due minuti vi appare esattamente per quello che è: un guitto della politica. Crede pure di essere un eroe della contro informazione e invece è solo un avanguardista del nuovo potere, un balilla del nuovo regime. Guai a contrastarlo perché non esita a sbeffeggiare l’ospite che rifiuta di seguirlo nelle crociate. E guai a invitarlo in una trasmissione pacata ed equilibrata, come quella di Barbara Palombelli, perché non fa altro che strepitare come un bambino invadente, sgradevole e petulante. Credevamo di avere noi, qui ai vertici della regione Sicilia, il..

Bentornato Giletti
l’amico di Crocetta

Dopo la lunga pausa estiva è ricomparso sugli schermi televisivi quel gigante dell’informazione libera che risponde al nome di Massimo Giletti. L’ex governatore della Sicilia, Rosario Crocetta può tirare un sospiro di sollievo: le interviste miracolose – quelle capaci di trasformare un pappagone della politica in uno statista intrepido e moraleggiante – torneranno anche per lui. Basta aspettare un po’. Ieri sera, al debutto, il gigante dell’informazione libera ha preferito mettere in scena con Matteo Salvini, tronista principe del populismo, un’intervista di quasi un’ora. Certo, è mancata la fastidiosa domanda sui 49 milioni di euro rubati dalla Lega. Ma Giletti è fatto così: se ha davanti un fraternissimo amico l’intervista diventa subito un comizio a due voci, allegro e festoso. Succedeva con Crocetta, succede con Salvini. E’ la libertà di..

Il bello e il brutto
della lottizzazione

Se il lento e sonnacchioso Musumeci non fa nulla, apriti cielo: il giornale scrive che la “Regione è malata di stasi”. Ma se il governatore mette mano alle nomine l’altro giornale, quello che sa fare la faccia truce, tira subito fuori il bollino avvelenato: lottizzazione. Che è la parola buona per tutte le sante messe della politica. Ne fanno abbondante uso infatti anche i grillini siciliani, per i quali ogni nomina di Musumeci è lottizzazione mentre le lottizzazioni di Salvini e Di Maio sono acqua fresca. Anzi: positivi segnali del cambiamento. Ne deriva che la spartizione delle poltrone cambia volto a secondo di chi la fa. Ricordatevi di Palermo. Qui il sindaco arraffa tutto: teatro Massimo, teatro Biondo, Aeroporto. Senza pudore e senza opposizione. Ma Leoluca è un santo. Anche..

Gerenza

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