Il paradiso
dei voltagabbana

Per quasi una legislatura Elena Pagana era rimasta a Sala d’Ercole come deputata dei Cinque Stelle. Poi, annusato il vento, ha fatto subito il salto della quaglia ed è passata prima con Attiva Sicilia e poi con Fratelli d’Italia. Ha tentato la rielezione all’Ars e ha raggranellato poco più di mille preferenze. Bocciata. Ma i patrioti hanno insistito perché venisse comunque premiata e, manco a dirlo, è toccato a Renato Schifani appuntarle sul petto la medaglia di assessore al Territorio. La Regione, si sa, trova sempre una poltrona per ripagare un cambio di casacca. Il presidente Schifani conosce bene l’arte della trattativa: in pochi mesi ha arruolato un giustizialista come Giancarlo Cancelleri, un opaco avvocato d’affari come Gaetano Armao e una professionista dell’antimafia come Caterina Chinnici. Ha fatto di Palazzo..

Un nefasto teatro
delle evanescenze

Certo è solo una coincidenza, ma nella storiaccia di Tremestieri Etneo non compaiono figure che si battono per un’idea o per un valore. Compaiono personaggi per i quali la politica è un teatro delle evanescenze, un mercato dove si vendono e si comprano i voti, una giostra sulla quale si sale per agguantare un vantaggio. C’è il farmacista del paese che per azzoppare la concorrenza lascia l’opposizione e si arruola nel partito del sindaco. C’è Luca Sammartino, che per mantenersi ai vertici del potere regionale offre i suoi trentamila voti prima al Pd, poi al partito di Renzi e infine alla Lega di Salvini. E c’è, sullo sfondo, Caterina Chinnici che, eletta anche con i voti di Sammartino, vuole garantirsi ancora una volta il ritorno a Strasburgo e passa dal..

A Palazzo d’Orleans
è l’ora delle tribolazioni

Il meraviglioso mondo di Renato Schifani comincia a scomporsi, se non proprio a sgretolarsi. Luca Sammartino, che sembrava l’uomo forte della giunta, è precipitato in un gorgo giudiziario dal quale si tirerà fuori sì e no tra un anno. Vacillano pure altri pilastri del centrodestra. Gli assessori Marco Falcone ed Edy Tamajo – due campioni del consenso dentro Forza Italia – hanno deciso di misurare i propri voti alle europee di giugno e il risultato della sfida non potrà che avere un peso nei futuri equilibri del potere regionale. Come se non bastasse, nell’appannarsi del quadro politico, contano anche i malumori di Totò Cuffaro, il leader della Dc che il governatore ha prima abbracciato come fraternissimo amico e poi buttato nel cestino della ragion di stato. Palazzo d’Orleans, che Schifani..

Palazzi in tripudio
per l’Ars che chiude

L’Assemblea regionale chiude i battenti in vista della campagna elettorale per le europee e il governatore Schifani tira già un sospiro di sollievo: da qui a luglio certamente non ci saranno gli agguati dei franchi tiratori e nessuno lo chiamerà dall’opposizione per rendere conto della siccità o della sanità che cade a pezzi. Lo affiancano, in questa sagra di primavera, pagnottisti e avvocati d’affari. Persino il principe dei consiglieri – un Richelieu al Ficodindia – ha fatto sapere che sospenderà i traccheggi e che si prenderà una pausa da quei fastidiosissimi richiami della Corte dei Conti che tanto lo innervosiscono. Manco a dirlo, si godranno due mesi di libertà pure i settanta deputati di Palazzo dei Normanni, un luogo della politica diventato ormai il tempio della dissipazione: “fatica senza lavoro,..

Ma Chinnici non sa
di Schifani e Totò

Per Caterina Chinnici e per Antonio Tajani, che è il segretario nazionale di Forza Italia, Totò Cuffaro è un reprobo, un malfamato, un avanzo di galera. I suoi voti puzzano di mafia e finirebbero per inquinare la lista per le elezioni europee. Ma per Renato Schifani e per Marcello Caruso, che è il coordinatore regionale di Forza Italia, Cuffaro è un alleato leale e degno della massima stima. I suoi voti profumano d’incenso e sono preziosi, se non addirittura determinanti, per mantenere in piedi il governo regionale di centrodestra. La dicotomia c’è e si vede. Se Caterina Chinnici è l’espressione più pura e immacolata del neo berlusconismo, Schifani è l’espressione più antiquata e infetta. Se Caterina Chinnici è la madonnina da portare, da qui a giugno, in processione, Renato Schifani..

Una Hollywood
per Wanda Osiris

Il boccascena sul quale recitare la vecchia commedia della Regione che ama la Sicilia e i siciliani si è spostato a Siracusa. Ed è lì che è volata la Wanda Osiris di Palazzo d’Orleans. Ha attraversato in punta di piedi la soffice autostrada che collega Palermo con Catania ed è apparsa, con tutto il suo splendore e la sua magnificenza, al Castello di Maniace, sull’estrema punta di Ortigia. Ha svolazzato tra gli applausi di due fitte ali di folla, ha baciato la ruvida pantofola del Balilla, ha stretto le mani di un primo attore come Sergio Castellitto e ha parlato di cinema, di Hollywood, di produzioni, di regia, di grande spettacolo e grande bellezza. Insomma del mondo che ha sempre sognato, inseguito, fantasticato. Manco fosse l’ultima erede dei fratelli Lumiere...

Il ballo della siccità
a Palazzo d’Orleans

Renato Schifani ha insediato a Palazzo d’Orleans la cabina di regia con la quale la Regione pensa di fronteggiare la siccità. Ed è stato per lui un momento magico. Era attorniato da professoroni che sgomitavano per ossequiarlo e rendergli grazie solo per il fatto di essere stati chiamati a un così alto incarico. C’erano ingegneri, maestri di scienze idrauliche, esperti della protezione civile. Che, in attesa della pioggia, studieranno le nuvole e censiranno i pozzi. Forse tenteranno pure di descrivere lo stato delle condotte che, dopo anni di abbandono, sono diventate un colabrodo. Ma che importa? Intanto hanno consentito al Presidente di sentirsi il padrone delle acque, anche di quelle che scenderanno dal cielo. E lui era lì, al centro della scena, felice e gaudioso, leggero e svolazzante come una..

Santa Caterina
da Strasburgo

Persino la Madonnina di Lourdes era solita dare all’innocente Bernardette la data della prossima apparizione. Invece Caterina Chinnici, scelta da Forza Italia per santificare le elezioni europee di giugno, rimane ancora avvolta nel mistero. Ovviamente in attesa che il reverendissimo segretario del partito, Antonio Tajani, accompagnato da uno stuolo di chierici siciliani, vada a prelevarla dal seggio di Strasburgo, dove è allocata da dieci anni, per presentarla agli azzurri di Sicilia e riproporla alla loro attenzione. I professionisti dell’antimafia sono fatti così. Cambiano casacca con la velocità e la disinvoltura dell’ultimo sacrestano della politica, ma poi – quando hanno già la certezza dell’investitura – pretendono il rito pontificale della devozione. Un rito durante quale non si parla né di programmi né di idee. E’ ammesso solo il bacio della pantofola.

Se finisce in galera
il “muzzunaro” Russo

Ora che la Procura ha ammanettato Mimmo Russo, il malacarne del Borgo Vecchio, sono tutti felici e contenti. La sinistra ha trovato un chiodo col quale crocifiggere sui giornali il partito di Giorgia Meloni. Mentre i capi di Fratelli di Italia si fregano le mani perché la storia brutta e miserabile di un capopopolo di borgata non turba più di tanto i loro equilibri di potere. Russo era uno straccione della politica. Organizzava il consenso tra gli ex detenuti e gli eterni precari del Comune, traccheggiava con i boss della mafia, non aveva ritegno nel cambiare casacca e nemmeno quando trattava un losco affare. Viveva ai margini del sistema e da “muzzunaro” raccattava sì e no le molliche che gli alti gerarchi lasciavano lungo i marciapiedi di via Notarbartolo, ricco..

Elenco dei parassiti
che vogliono salvarci

Ci sono gli impresentabili e c’è chi invoca il codice etico. Ci sono i cacicchi e c’è chi rispolvera i protocolli della legalità. Puntualmente, alla vigilia di ogni elezione, ricompaiono sul palcoscenico della politica i personaggi e gli interpreti della questione morale. S’avanzano le anime belle della società civile e rispuntano, dopo mesi o anni di dorato letargo, i professionisti dell’antimafia. Tutta gente che non ha mai pronunciato una parola contro gli scandali – do you remember SeeSicily? – ma che oggi ritorna impunemente in campo per accaparrarsi un seggio e cinque anni di bella vita nell’Europa di Strasburgo e Bruxelles. Diciamolo: nel vasto mondo del parassitismo politico non c’è solo Lorenzo Cesa, con la sua Udc priva di voti e di credibilità. C’è anche il bianco esercito della salvezza:..

Gerenza

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