Ma da sabato niente
sarà più come prima

Se vi capita di girovagare per siti e giornali, leggete le interviste rilasciate dagli assessori che affiancano il presidente Schifani. Scoprirete che le loro risposte hanno un retrogusto particolare: somigliano alle letterine indirizzate dai bambinetti dell’asilo a Babbo Natale. C’è un florilegio di buoni propositi, mancano le preghierine e i bacetti a Gesù. Nessuno scandalo, ci mancherebbe altro. I “magnifici dodici” sono in carica da due settimane e – va da sé – non hanno ancora contezza dei problemi che li aspettano. Parlano di tutto: di sanità e di sviluppo economico. Ma non avendo ancora un progetto, spalmano palate di miele su ogni parola. Vivono, per dirla con Alberto Savinio, nel “bianco candore dei sonnambuli”. Li sveglierà sabato prossimo la Corte dei Conti dicendo che in cassa non c’è più..

Rotta da invertire
o si chiude bottega

Basta alzare una pietra e ci trovi i vermi. La Sicilia lasciata da Nello Musumeci è un campo di macerie, di sperperi, di conti sballati, di illusioni perdute, di ferite difficili da rimarginare. Per rendersene conto basta allentare la coltre di omertà che per cinque anni ha tenuto al riparo di occhi indiscreti i fatti e i misfatti del cerchio magico. In cassa non c’è un euro: le acrobazie dell’assessore Armao sul Bilancio hanno spinto la Regione sull’orlo del baratro. Al punto che il presidente Schifani, per evitare il fallimento, non sa se chiedere clemenza alla Corte dei Conti o invocare una grazia dal ministro Giorgetti. Il nuovo assessore, Marco Falcone, dice che seguirà la strada opposta, quella del rigore amministrativo: senza funambolismi e senza spregiudicatezze. Magari. Siamo all’ultimo stadio:..

Tra Schifani e Miccichè
il perdente è Berlusconi

Nel bel tempo andato, quando il re era re, i due contendenti sarebbero stati precettati d’urgenza e nel giro di due minuti il nodo gordiano sarebbe stato sciolto. Invece da dieci giorni la contrapposizione tra Renato Schifani e Gianfranco Miccichè continua a marcire sotto il sole di Sicilia. Chi dei due rappresenta a pieno titolo il partito di Silvio Berlusconi? Ah, saperlo. Schifani tira dritto: si è insediato a Palazzo d’Orleans, ha nominato la giunta, conta su nove deputati di Forza Italia, ha una maggioranza risicata in Assemblea regionale. Miccichè invece è rimasto al palo: ha perso la presidenza dell’Ars, non ha un uomo in giunta, può contare su quattro voti, un disastro. Farà di professione il guastafeste. Non c’è da provar pena né per l’uno né per l’altro. Solo..

Le carte in regola,
il dovere della verità

Senza carte in regola diventa inutile girovagare per Roma in cerca di risorse: saremo sempre considerati straccioni, con il cappello in mano. Lo sosteneva Piersanti Mattarella, il presidente della Regione assassinato 42 anni fa a Palermo. Una lezione dimenticata: i conti non tornano, gli scandali resistono. A questo punto – visto che c’è un nuovo presidente e ci sono nuovi assessori – è necessario un atto di coraggio. Bisogna abbattere il muro di silenzi che per cinque anni ha tenuto al riparo le malefatte del governo Musumeci. Buttanissima ha già chiesto a Marco Falcone, assessore al Bilancio, di alzare il sipario sullo scandalo dell’Ente Minerario. Ma anche Giovanna Volo, responsabile della Sanità, dovrebbe avvertire il dovere di raccontare la verità sull’Oasi di Troina e sui privilegi concessi dal suo predecessore..

L’operazione verità
di cui c’è bisogno

Operazione verità. L’ha annunciata ieri il nuovo assessore regionale al Bilancio, Marco Falcone. Se ne sentiva il bisogno da quando Nello Musumeci è entrato a Palazzo d’Orleans e ha lasciato campo aperto ai ragazzi del suo cerchio magico. Da allora, i conti sono diventati un misto di allegria e di mistero, di azzardo e spregiudicatezza. Benvenuta, verità – sarebbe il caso di dire. Ma attenzione: non basta fare chiarezza tra residui passivi e residui attivi, dettagli utili per la Corte dei Conti; non basta sistemare i rendiconti e sanare la ferita del miliardo che manca all’appello. Bisogna anche dire ai siciliani una parola di verità sugli scandali che i ragazzi del cerchio magico – discoli e impenitenti – hanno nascosto sotto il tappeto. A cominciare dallo scandalo dell’Ente Minerario, delibera..

Se la politica vedesse
la colonna della pietà

L’Unità operativa farmaceutica è un piccolo Golgota affacciato sul mare dell’’Acquasanta, a due passi dalle dorate stanze di Villa Igea, gioiello palermitano del liberty. Ogni mattina, dietro una porticina marrone, si addensa una folla di inabili e disperati, mandati lì dalla Asp a ritirare una protesi, un presidio sanitario, una medicina particolare: cose che le normali farmacie non possono dispensare. Per rispondere alle richieste ieri c’era un solo impiegato: avrebbe dovuto fronteggiare una cinquantina di infelici costretti a una lista d’attesa - non in una stanza ma in un porticato - di oltre due ore. Una colonna della pietà. Ecco, quello che si è visto ieri nell’ex ospizio dell’Acquasanta è il ritratto di una sanità – umiliata e stracciona – per la quale la politica litiga fino all’ultimo respiro. Perinde..

Un assessorato
per il copia e incolla

Fa quasi tenerezza Francesco Scarpinato, questo giovane maresciallo dell’Esercito chiamato come campiere a guardia del feudo costruito negli ultimi tre anni dal Balilla del Turismo, Manlio Messina, meglio conosciuto come il Cavaliere del Suca, d’intesa con il nobile cognato Francesco Lollobrigida. Il nuovo assessore sa dove potrà mettere o non mettere le mani. E sa, soprattutto, quali sono le lobby da tutelare: in primis Urbano Cairo, editore della Gazzetta dello Sport, con i suoi giri e rigiri d’Italia; subito dopo Mediaset, la Rai e tutto ciò che fa pubblicità. Per lucidare i bilanci di questi colossi ci sono sul piatto oltre settanta milioni di euro: prendete e spendete, e che la fiamma della Regione sia con voi. In cambio Scarpinato avrà vita facile, senza affanni e senza pensieri: gli basterà,..

Sono colonnelli
o scappati di casa?

So che la frase non è nuova, ma mi è venuta in mente stamattina leggendo i giornali che raccontano il tormentato parto della giunta Schifani. Ebbene sì, un fantasma si aggira per la Sicilia: il ritorno al 2018, l’anno in cui i grillini manifestarono tutta la loro potenza. Ricordate con quanta alterigia Luigi Di Maio, Vito Crimi, e altri scappati di casa si insediarono a Palazzo Chigi dopo la presa della Bastiglia? E ricordate Roberto Fico, presidente della Camera, che fingeva di andare al Quirinale in autobus per mostrare i muscoli del suo populismo? Di quel teatrino e di quelle arroganze non è rimasto quasi nulla. Torniamo al 2022. Per quanto tempo resisterà la spocchia dei nuovi vincitori? Per quanto tempo la politica dovrà ancora subire i diktat e le..

Alla Regione vince
la legge del padrino

Giusy Savarino e Giorgio Assenza sono due politici di lungo corso. Per conquistare un seggio alla Regione hanno affrontato una impegnativa campagna elettorale, hanno battuto i collegi in lungo e largo e il 26 settembre hanno festeggiato: brindisi coi sostenitori, abbracci e baci. Ma a che è servito? A nulla. Quando stavano per entrare in giunta e ottenere dal presidente Schifani il giusto riconoscimento per la loro vittoria, due colonnelli di Fratelli d’Italia – il nobile cognato Francesco Lollobrigida e l’on. pompiere Nello Musumeci – hanno diramato il contrordine: cancellate quei nomi e fate largo ai nostri caporali, anche se trombati alle elezioni. L’hanno diramato con urtante spocchia. Al punto da minacciare Schifani di rompere l’alleanza. Hanno vinto, certo. Ma hanno pure detto ai giovani siciliani che per fare strada..

Gerenza

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