Faccette nere
e facce di bronzo

Giorgia Meloni e Nello Musumeci hanno stretto un patto per le elezioni regionali del prossimo autunno. C’è stato il bis di Mattarella al Quirinale, c’è stato quello di Amadeus e Fiorello al festival di Sanremo, perché non dovrebbe esserci un bis pure a Palazzo d’Orleans con la riconferma del Governatore uscente? In alto i gagliardetti, dunque. E pensiamo al giorno in cui il colonnello Nello e la leader di Fratelli d’Italia presenteranno il manifesto della loro alleanza. Diranno che vogliono rifondare il partito dell’onestà-tà-tà. E, per sottolineare il loro impegno a favore della legalità, renderanno omaggio a tutti gli uomini che hanno affiancato il Presidente nella sua opera di governo. Ci saranno lodi – va da sé – anche per il Bullo e per il faccendiere che alberga nella stanza..

Sarà un anno
di pugnali e veleni

Le tensioni, le fumisterie, gli sbandamenti e gli smarrimenti che abbiamo visto in questa settimana nell’aula di Montecitorio sono pagliuzze rispetto al Grandguignol che la politica apparecchierà, soprattutto in Sicilia, in questo 2022. Bisognerà rinnovare in primavera sindaci e consigli comunali di Palermo, Catania e Messina. Bisognerà eleggere in autunno il presidente della Regione e i settanta onorevoli dell’Assemblea Regionale. Bisognerà preparare la campagna per le “nazionali” del 2023 e per un parlamento che, tra Camera e Senato, avrà i seggi ridotti di un terzo. Sarà una battaglia all’ultimo sangue. Chi deciderà quali sono i candidati da salvare e quelli da affossare? Chi avrà in mano il potere di formare le liste? Prendete i Cinque Stelle: deciderà Giuseppe Conte o Luigi Di Maio? Non c’è leader che non affili le..

L’ultimo bluff
di Musumeci & C.

Loro, quelli del cerchio magico, vorrebbero far credere che la missione romana di Nello Musumeci è già bella e conclusa, che l’accordo tra il governatore della Sicilia e Giorgia Meloni è ormai cosa fatta: “Sostegno al bis e poi liste insieme”. Ma è un bluff. Perché basta poco per scoprire che la leader di Fratelli d’Italia si è tenuta a debita distanza dall’allegra brigata composta, oltre che dal colonnello Nello, anche da Ruggero Razza e da Manlio Messina. Il leader di Diventerà Bellissima e la Meloni “in realtà si sono incontrati soltanto di sfuggita lungo il Transatlantico”, si legge su Repubblica. Il vertice, se di vertice si può parlare, si è ridotto a un incontro di caffè con Ignazio La Russa. La furbissima e callida Giorgia si è guardata bene..

Sergio e Leoluca
nella città-inferno

Guardate quella foto. Al centro c’è Sergio Mattarella, appena tornato nella sua Palermo dopo avere chiuso una bella e incontaminata esperienza al Quirinale. Alla sua sinistra c’è Leoluca Orlando con la fascia tricolore. La didascalia parla del doveroso omaggio che il sindaco ha voluto rendere all’illustre concittadino. Ma la foto dice molto più di quello che non dice. Mattarella e Orlando sono cresciuti insieme: hanno frequentato la stessa scuola, quella dei gesuiti; hanno proseguito gli studi nella stessa facoltà, quella di giurisprudenza; hanno avuto come punto di riferimento lo stesso maestro, Pietro Virga. Dopo trent’anni però i due si ritrovano agli antipodi. Mattarella rappresenta la meglio politica: la gente lo applaude per strada. Mentre Leoluca è diventato il simbolo del malgoverno: dai Rotoli a Ponte Corleone, questa città è solo..

Quell’intermediario
nella stanza del Bullo

Rileggiamo un brano dell’intervista rilasciata l’altro ieri a questo giornale da Antonello Cracolici, uomo di punta dell’opposizione al governo Musumeci: “Sembrano tornati gli anni in cui i faccendieri – persone che, nella maggior parte dei casi, hanno avuto vicende giudiziarie poco trasparenti – giravano negli uffici degli assessorati; sento di acquisizioni o cessioni di obbligazioni societarie a favore di discussi (e discutibili) intermediari finanziari”. A chi si riferiva l’esponente del Pd? Proviamo a indovinare. Il covo di tanti faccendieri e avventurieri che svolazzano il Sicilia a caccia di affari è la stanza del Bullo. Lì alberga un “intermediario”, chiamiamolo così, che otto anni fa fu l’uomo-chiave di Lorenzo Cesa in una spericolata operazione di finanziamento ai partiti. Il Bullo ne va orgoglioso. Lo porta sempre con sé, anche a Roma...

Nello e i suoi boys
salvati dai sanbrodisti

Hanno vinto i sanbrodisti. E chi sono, direte voi? Sono quelli che cercano di guarire la ferita lacerante della crisi di governo con il santissimo brodo della banalità. Lo fanno solo ed esclusivamente perché non vogliono perdere un solo centimetro quadrato del potere che, negli ultimi quattro anni, hanno conquistato nei corridoi di Palazzo d’Orleans, negli assessorati della Regione, negli enti e nei carrozzoni dove si amministrano sprechi e clientele. Ormai la tempesta è passata. Il brodino dei centristi – e anche quello della Lega – ha di colpo cancellato dissensi e contrasti, risentimenti e colpi bassi. Nello Musumeci, incenerito e umiliato una settimana fa da franchi tiratori dell’Ars, sembra già rinato. E con lui sono tornati in grande spolvero anche i tre sovrastanti del feudo. Erano tre bulli della..

Il lungo sonno
dell’uomo in fez

Non lasciatevi ingannare dalle apparenze. Lui si atteggia a uomo forte, pettoruto, sanguigno, intrepido, quasi ardito. Parla con un linguaggio tenorile, patriarcale, profetico, quasi messianico. E se ne sta lì – ora col fez, ora con la faccetta nera – a sermoneggiare sul futuro della Sicilia e dei siciliani, manco fosse l’uomo del destino, venuto da Militello Val di Catania per rimettere a noi tutti i peccati. Invece Nello Musumeci è un politico piccolo piccolo, al quale non importa avere o non avere una maggioranza: tanto, lui non sa e non vuole governare. Lo dimostra il fatto che in quattro anni non ha varato una sola riforma, non ha smontato un solo carrozzone e non ha presentato nei tempi regolamentari un solo bilancio. Ha delegato i poteri a tre ragazzi..

Crolla col Governatore
l’impero dei fedelissimi

No, i malpancisti dell’Assemblea regionale martedì non hanno incenerito e umiliato solo Nello Musumeci, governatore della Sicilia. Hanno impallinato soprattutto gli uomini del suo cerchio magico, quei ragazzi che da quattro anni credono di essere i padroncini della Regione, i sovrastanti del feudo, i cani di guardia di un potere che non vuole tra i piedi né i partiti né la politica. Lui, Musumeci, non li ha mai richiamati all’ordine. Ha lasciato mano libera al Bullo, alle sue arroganze e ai suoi bilanci di cartone; ha sopportato la spocchia e le volgarità del Balilla; ha chiuso gli occhi davanti alle scarpe chiodate con le quali il Corazziere ha conquistato ogni angolo della sanità. Svegli e spregiudicati, i tre ragazzi credevano di vivere in una fortezza inespugnabile, in una sorta di..

L’ultimo schiaffo all’Ars
l’aveva dato ieri il Bullo

E’ arrivato a quel posto per grazia ricevuta da Antonello Montante e dalla badante di Silvio Berlusconi. Non aveva nulla di suo: né voti né storia. Solo una vecchia, logora e pasciuta fama di “consulente” buono per tutte le stagioni, di spicciafaccende a disposizione di tutti gli avventurieri in transito nelle ricche praterie della Regione. Per cinque anni ha piritolleggiato tra i corridoi di Palazzo d’Orleans. Ha servito Raffaele Lombardo e ha stregato pure l’onesto Musumeci. Ma non ha mai presentato un bilancio nei tempi previsti dalla legge. E anche quando l’Assemblea regionale è stata chiamata ad approvare il quinto esercizio provvisorio, lui ha mancato l’appuntamento e ha costretto il parlamento a un ulteriore rinvio. Altro che Marchese del Grillo, altro che faccia di bronzo. Un bullo così bullo non..

Un comodo omaggio
al dio dell’ignoranza

Per decidere di non decidere a Palazzo d’Orleans si sono riunite le intelligenze più affilate. Sono stati chiamati a consulto esperti di ogni ordine e grado. Sono stati mobilitati tutti gli uomini di governo, compresi ii bulli che affiancano Nello Musumeci nella sua tenace vocazione per il nulla. Scuola in presenza o in Dad? Il Gran Consiglio dei Sapienti ha risposto: “Boh”. E intanto ha regalato agli alunni e ai professori di Sicilia altri tre giorni di vacanza. Una “cosuzza”, per carità. Nessuno scandalo. Ma la scuola meritava forse una punta di riflessione in più. Un ragazzo costretto oggi alla didattica a distanza, nel pomeriggio può andare liberamente in palestra; e la sera potrà pure invitare i compagni a mangiare una pizza. Considerare la scuola come un’esclusiva fonte di contagio..

Gerenza

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