Calogero Pumilia

Draghi e Mattarella
rimangano al loro posto
per non lacerare l’Italia

Può succedere che il 24 di questo mese, nel pieno di quel gennaio “catastrofico”, come lo ha definito uno degli scienziati che collabora con il governo, alla prima votazione, venga eletto il nuovo presidente della Repubblica. Può capitare che, smentendo tutte le previsioni, nei prossimi giorni i leader dei partiti, o almeno quelli dell’attuale maggioranza, trovino un’intesa per garantire la prosecuzione della legislatura, intensificare la lotta contro il virus e attuare il PNRR. Che non è una roba da poco! Berlusconi, nel frattempo, avrà capito che il ruolo di padre della patria non corrisponde alla sua storia politica e giudiziaria e si sarà accontentato di aver recitato per alcune settimane un ruolo di protagonista, tornando ad avere una funzione residuale all’interno del centro destra. Sarà successo che i grandi elettori..

Deputati o disoccupati?
Così Draghi al Colle
è diventato un incubo

La disponibilità di Draghi per la presidenza della Repubblica, per quanto prevedibile e più volte sollecitata, a leggere le reazioni dei partiti, ha aggrovigliato la scelta del successore di Mattarella. Le difficoltà di un’intesa tra i grandi elettori lasciano incerto tutto compresa la prosecuzione della legislatura. Nel migliore dei mondi possibili ci si aspetterebbe che, di fronte alla pandemia e alle difficoltà economiche, ci fosse un ampio consenso su Draghi o su altri che, con prestigio e autorevolezza, possano garantire le istituzioni e assicurare la continuità dell’attività governativa e parlamentare in una fase di pericolosa emergenza. Nel mondo della politica, che non è il migliore dei mondi possibili, pare ci sia poco spazio per il senso di responsabilità, per gli interessi generali del Paese, per la credibilità recuperata in Europa..

L’universo tristemente popolato dei negatori della scienza

Uno degli irriducibili no-vax ha finto di sottoporsi alla vaccinazione con la inqualificabile complicità di una infermiera. Questo rumoroso mondo dei negatori della scienza, della logica, del buon senso e della vita è variamente popolato. Lo abitano filosofi smarriti che il demone del nichilismo e della vanità conduce, ispira e trasforma in pessimi, pericolosi maestri, da poveracci irretiti dal romanzetto del grande complotto, da pavidi che al presunto, insignificante pericolo della vaccinazione preferiscono quello ben più consistente della malattia e della vita per se stessi e purtroppo anche per gli altri, i violenti che contro lo Stato e le istituzioni democratiche e quei miserabili tralcioni che hanno trafficato a Palermo per ottenere con la corruzione la finta dose di vaccino per tornare in piazza ad aizzare i deboli di mente..

Lo sciopero e il rischio
di una frattura che
Draghi non può evitare

O la CGIL e la UIL hanno ancora una buona capacità di mobilitazione – e già questa sarebbe una notizia positiva perché un sindacato forte è presidio di democrazia – oppure le due organizzazioni hanno posto questioni sensibili e problemi reali che riguardano le pesanti diseguaglianze esistenti nel Paese. Forse sono vere entrambe le ipotesi. In ogni caso il risultato dello sciopero, malgrado l’adesione nelle fabbriche non sia stata molto elevata, anche in Sicilia è stato apprezzabile. Rimangono abbastanza fondate, tuttavia, le perplessità e le critiche per una manifestazione realizzata durante l’emergenza, con il Covid che torna a diffondersi pericolosamente e con la contemporanea, inquietante presenza di gruppi no vax.  Varrebbe la pena, comunque, mettere a confronto la compostezza, la diffusa osservanza delle regole di comportamento proprie di questo tempo..

Sicilia, che fine:
una colonia in mano
a Salvini e Meloni

Meloni e Salvini – uno a te, uno a me – hanno deciso di spartirsi comune di Palermo e presidenza della Regione. Manca la conferma alla notizia ma, se è così, sarebbe nell’ordine naturale delle cose e si chiuderebbe la giostra dei tanti che in questi mesi, sulle macchinine dell’autoscontro, hanno giocato a proporsi come candidati a palazzo delle Aquile e a quello dei Normanni. Tutto torna nella disponibilità di chi ha la forza per decidere e decide secondo calcoli che non riguardano né Palermo né la Sicilia, non vengono fatti né a Palermo né in Sicilia ma a Roma, e sono, semmai, rapportati alle elezioni politiche. Ché se dovessero essere anticipate, quelle del capoluogo cadrebbero sempre prima, se invece arrivassero alla scadenza naturale della legislatura, entrambe, quella del comune..

Agrigento, dove
la politica diventa solo
un fatto di costume

Vengono dal suq della politica due vicende che, insieme a tante altre, alla politica somigliano come una patacca che a malapena segna le ore ad un Rolex. Vengono dalla provincia di Agrigento ed entrambi sono episodi di costume che nascono e si consumano sulla spinta di interessi e di ambizioni personali. Alcuni giorni addietro il segretario e tutti i componenti del direttivo provinciale della Lega hanno lasciato quel partito delusi, hanno dichiarato, dall’ambiguità del suo leader, in particolare sulla questione dei vaccini. Erano transitati lì pochi mesi addietro, quando una parte del ceto politico siciliano scoprì di avere avuto sempre nel cuore Alberto da Giussano e Forza Etna. Quell’antica, nascosta fede era affiorata sulla spinta dei sondaggi e per la convinzione che il carro condotto dal “comandante” fosse trionfalmente avviato..

Se il centrosinistra
vuole vincere
si limiti a guardare

Mi consentano – con la “s” strascicata, il riporto, i tacchi e un bel po’ di miliardi, stessa età consentendo, potrei somigliare a Berlusconi – mi consentano i dirigenti del Partito democratico, quelli delle altre forze di sinistra e dei Cinque stelle di suggerire loro di non far nulla in vista delle elezioni di Palermo e di quelle regionali. Naturalmente, in punta di ironia, dico loro che se scendono in competizione, probabilmente finiscono per litigare e complicare il discorso. Lascino fare alla destra, ché da lì potrebbe venire un regalo che per la verità non si può dire più inatteso. Stare fermi, individuare buoni candidati, condurre la campagna elettorale con moderazione, evitare di impelagarsi nella predisposizione di un progetto per il governo della città e della Regione, un impegno culturale..

Draghi non è eterno
Non gioverebbe
alla democrazia

Per due anni abbiamo avuto l’avvocato del popolo, un professore di diritto senza arte né parte, in politica s’intende, uno sconosciuto che, per un’eccezionale congiunzione astrale, approdò a Palazzo Chigi, attribuendosi questo improprio, leguleo appellativo. Nel tempo qualcosa ha imparato, ha smesso di riproporsi con toga e tocco e sta ora faticosamente tentando di accreditarsi capo di un movimento rissoso e sempre alla ricerca di una identità. Per quel che vale la mia opinione, non mi piacerebbe sia stato sostituito da un commissario del popolo- riferimento ad un tempo della storia di alcuni paesi ingloriosamente finito- un tutore delle istituzioni, un curatore fallimentare dei partiti e della politica. Nessun accostamento di Draghi a Conte. Diversi per storia, cultura ed esperienze, al primo non piace proclamare, rifugge dall’attribuirsi ruoli impropri, preferisce..

Palermo, la Regione
e il tempo della recita

L’attesa si fa palpitante – esordio di antica retorica – e sul teatro delle ombre tarda a scendere il deus per sciogliere gli arruffati intrecci. I meccanici che stanno a Roma e decideranno l’esito della partita, mettendo fine al gioco dei loro esponenti locali, sono all’opera per sistemare la machina. Il tempo lungo della recita costringe gli attori a riproporre le stesse battute e, tuttavia, non c’è il rischio di annoiare il pubblico che partecipa, scommette, si accapiglia, vuole sapere se Musumeci finalmente troverà ospitalità nella Lega che, dopo l’esultanza per i numerosi ingressi è alle prese con gli spuntoni degli istrici che hanno trovato asilo in quel partito. Tutti i siciliani aspettano di vedere se Miccichè, quando la tela calerà sul sipario, avrà ottenuto le garanzie del ruolo che..

Forza Italia Viva:
non è un esperimento
ma trasformismo

Sicilia Futura affida il proprio avvenire a Forza Italia. Il gioco di parole è banale, ma banale è l’ultima vicenda di riposizionamento nel panorama politico siciliano. Quando si tenta di spiegare le ragioni dei cambi di casacca, inevitabilmente si finisce per arrampicarsi sugli specchi, per avvilupparsi in ragionamenti senza capo né coda, per dare giustificazioni non richieste e improbabili. Sarebbe più semplice e diretto dire che non conveniva restare dove si era e si è trovata una collocazione che offre maggiori possibilità di tornare a Sala d’Ercole. Che poi è quello che capiscono tutti, e in larga parte accettano come un normale episodio, convinti che idee, valori, coerenza e dignità sono roba desueta. D’Agostino, deputato di Sicilia Futura, non riesce a nascondere un residuo di pudore e si ingarbuglia sostenendo..

Gerenza

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