Francesco Massaro

Evviva l’8 marzo
se la donna lavora

Oggi Patrizia lavora qui al bar. Inizia alle 7. Ho dovuto richiamarla ieri sera, “Patrizia scusa, c’è un’emergenza, domani puoi lavorare?”. “Certo”. Lavora anche se è l’8 marzo e le altre donne scioperano. Nazarena inizia alle 10, al solito starà un po’ alla cassa e un po’ al banco, a seconda delle esigenze. Mi aveva solo chiesto se poteva fare la mattina, ho messo mano ai turni, un tocco qua, un incrocio magico là e il gioco è fatto, la serata con le amiche di Nazarena è al sicuro. Chiara attacca alle 15.30, starà fino a chiusura. A fine gennaio le era scaduto il contratto, mi aveva chiesto un po’ di tempo per riposare e sbrigare alcune cose che aveva messo da parte. Chiara è una di quelle che dove..

Fiammetta che vive
una vita a metà

Scriverò una cosa forse banale. Ascoltando Fiammetta Borsellino l'altro ieri sera da Fazio non ho pensato a null’altro che all’enorme ingiustizia di tutti i figli lasciati orfani dai mafiosi negli anni che siamo stati costretti a vivere. Voglio dire: ascoltavo le parole sacrosante di Fiammetta e durante tutto il tempo dell’intervista non ho pensato mai, nemmeno per un secondo, all’ingiustizia di un uomo (suo padre) ammazzato nel peggiore dei modi e di tutti gli uomini ammazzati dalla mafia. No. Ho solo riflettuto sulla lacerante ingiustizia di tutti i ragazzini lasciati orfani dai mafiosi, a tutte le Fiammette che allora erano poco più che ragazzine e che oggi sono donne e sono cresciute con addosso ferite che vedi e senti. Di più: l’ingiustizia di essere stata privata del padre mi è parsa,..

Dibba sputtana il padre
che sa cos’è il lavoro

Solo chi non sa come vanno le cose del mondo, chi vive in teoria e sconosce la pratica, può scandalizzarsi di fronte a un imprenditore che ha avuto l’imprudenza di tenere un lavoratore in nero. Non si fa ma può succedere. Per mille motivi. E lo ripeto affinché anche i più integerrimi di voi possano comprenderlo: non si fa ma può succedere. Perché ti sfugge (quando l’azienda è una macchina grande e complessa), perché quel momento storico (le banche che bussano, le tasse da pagare, i contributi che ti strozzano come neanche gli usurai) richiede un surplus di rischio (e di coraggio). È sbagliato ma può succedere. Chi ha un’azienda sa. Sa tutto e rimanda al mittente i rimbrotti dei virtuosi che hanno fatto del sentito dire il caposaldo della..

Ma spiegatemi il perché
del siluro ad Alajmo

Spiegamelo come se avessi quattro anni. In Philadelphia l’avvocato, che nel film ha le fattezze di Denzel Washington, introduce così ogni incontro coi suoi clienti. Spiegamelo come se avessi quattro anni. Come dire: spiegamelo in maniera basica, come lo spiegheresti a un cretino. Spiegamelo nella sua essenza affinché non mi sfugga niente, non dare niente per scontato. Spiegamelo come se non avessi un background, come se non sapessi come va il mondo, non farmi fare giri complicati. Spiegamelo basandoti sulla fredda cronaca, non metterci dentro pathos né alcun tipo di coinvolgimento emotivo. È un approccio interessante, se ci pensate. Quando facevo il cronista mi piaceva scimmiottare l’avvocato del film e all’interlocutore che si apprestava a raccontarmi una storia dicevo: spiegamelo come se avessi quattro anni. Fai finta di avere di..

Il sogno del deserto
prossimo venturo

Ho fatto un sogno. Come ogni mattina arrivavo al bar e non trovavo nessuno. Non c’erano i cassieri, non c’erano i banconisti, nessuno al laboratorio. Pure il fido Michele, rosticciere e amico di confidenze e viaggi in moto, mi aveva abbandonato. C’era solo la zingara che chiede l’elemosina. Ma che fine hanno fatto tutti?, le chiedevo roso dall’ansia. La zingara si sollevava a fatica dall’elegante cassa di birra su cui trascorre le giornate e mi indicava col dito ingioiellato un locale pochi metri più in là. Erano tutti lì i traditori, in fila. Ma in fila per cosa? Alzavo lo sguardo, un uomo geniale aveva messo su un’attività di redditi di cittadinanza take away, altro che il sushi station del mio amico Pietro. Michele, tu quoque?, chiedevo implorante. Michele allargava..

Se vi resta un girotondo
fatelo intorno al barbone

Ho visto un barbone dormire sotto a un ponte alla circonvallazione. Aspettavo il tram e c’era freddo. Sono entrato, ho curiosato. C’era questo barbone che dormiva così come lo vedete. Accanto c’era un fagotto di coperte, c’era sotto qualcun altro, un altro disgraziato invisibile condannato alla notorietà solo da morto. Mentre aspettavo il tram il barbone si è svegliato. Ha provato ad alzarsi, c’è riuscito solo al terzo tentativo, aggrappandosi alla scala di ferro sopra la sua testa. C’era freddo e mi guardavo intorno. L’ascensore guasto da sempre, la targa che informa il gentile pubblico che l’opera è stata cofinanziata dall’Unione europea. Fuori pioveva. Mentre il barbone veniva verso di me, barcollando, lo sguardo m’è finito sulla scritta enorme su uno dei due pilastri: Catania merda. Il barbone mi è..

La caciotta nella valigia
appartiene a tutti noi

Un affezionato cliente del mio bar ha una figlia che studia in una piccola città belga dal nome drammaticamente impronunciabile. Lo chiamo il vedovo. È vedovo della figlia che studia fuori e cerca di attenuare il dolore della vedovanza spedendole qualsiasi tipo di cibo siciliano: dalla caponata alle arancine, dagli anelletti al forno all’olio d’oliva. L’olio d’oliva. Lo stesso olio che, più o meno, puoi trovare in tutti i supermercati disseminati per la galassia, compresi le città belghe dai nomi drammaticamente impronunciabili. La mia amica Pina, una palermitana che vive a Lodi da vent’anni, giusto ieri mi chiedeva come tornare a casa con una cassata, su da lei, senza incorrere nella scure dei severissimi controlli in aeroporto, manco trasportasse esplosivo. Più che una richiesta mi è parso un appello alla..

Wow, quell’allegria
prima del terremoto

Lo spettacolo dell’Etna. Vi ho visti postare le foto della lava, wow, meraviglia, la lava che viene giù dal vulcano e quando ricapita più, aspetta, zumma, vai più vicino, uh che bellezza. Al tg turisti entusiasti confessano in aeroporto, appena atterrati a Catania, di avere la fregola di precipitarsi sull’Etna a guardare lo spettacolo da vicino. Lo spettacolo. Cioè uno atterra a Catania dopo avere sorvolato il vulcano incazzato e la prima cosa che fa, anziché rifare il biglietto e tornarsene a Milano, è quella di precipitarsi proprio a due passi dalla bocca del leone. Per vedere da vicino l’effetto che fa. Sarà che a me il vulcano che erutta lapilli e promette minacce impaurisce, e anche parecchio, ma qualcuno riesce a trovare le parole giuste per spiegarmi l’eccitazione per..

Palermo, una scacchiera
di città dentro la città

Alla fine quella domanda mi scappa sempre, “ma tu di che quartiere sei?”, come a volere geolocalizzare i natali del mio interlocutore, senza null’altra ambizione che il gusto di saperlo. Ieri sera ho fatto una lunga chiacchierata con un ragazzo qui al bar, mi ha raccontato della sua vita, del suo matrimonio finito dopo vent’anni, delle due figlie che adora, degli incidenti di percorso che la vita riserva un po’ a tutti. In fondo il mio parco informazioni a quel punto era più che sufficiente, a cosa mi sarebbe servito sapere in quale quartiere era nato e cresciuto? A niente, credo. Il punto è che per me Palermo è una scacchiera fatta di città dentro la città. È come se il fatto di sapere in quale di questi quadranti immaginari..

Gerenza

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